«Siamo nell’incubo da oltre 700 giorni. E ora il virus cambia volto. Sarà una lunga sfida. Perché la variante Omicron evade una parte della risposta immunitaria», sottolinea in un’analisi sul Corriere della Sera la virologa Ilaria Capua, che opera e negli Stati Uniti (dirige il centro di eccellenza One Health Università della Florida), tanto che «siamo passati dall’incredulità alla disperazione, alla paura e poi alla rabbia e adesso siamo qui che immaginiamo l’ombra proiettata di Omicron sul nostro futuro, ed è tutto ridiventato così grigio e triste che quell'ombra allungata ci sembra infinita».
Mentre «i numeri invece salgono. Salgono cosi tanto da dover cambiare la scala di riferimento», tant'è che «in Usa si è persino superata la soglia di un milione di contagi al giorno. Omicron vola veloce come il vento e grazie alla sua contagiosità ci darà filo da torcere. E’ una questione di numeri. Ci possiamo consolare riconoscendo che per ora non sembra avere i denti affilati, piuttosto i dentini da latte. Eppoi c'è dell’altro: almeno in Italia dove i tassi di vaccinazione sfiorano il 90%, Omicron si appoggia su una popolazione che non è più vergine (e quindi completamente vulnerabile), ma grazie sia alla vaccinazione sia all’infezione naturale il virus lo ha conosciuto e quindi sa come difendersi».
Per poi concludere: «E allora vuol dire che siamo all’inizio della fine mi domanderete. Io vi posso dire che il Covid nelle sue forme attuali e nelle varianti che certamente verranno terrà compagnia a noi Homo sapiens e a tante altre specie animali per molti anni» ma «la novità è che Omicron si avvia a diventare un nuovo sierotipo di Sars- CoV-2» e «questo significa che questo è un virus diverso, cambiato sia dentro che fuori, e che per forza di cose impareremo a conoscere». Perciò «con questo Sars-CoV-2 e i suoi innumerevoli discendenti dovremo convivere a lungo e applicare al meglio le nostre conoscenze e le precauzioni del caso. Quest’ultimo, ovviamente, in continua evoluzione», scrive Capua.
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