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Decreto Covid, il Governo è accerchiato. Domani la conferenza stampa di Draghi

Spiegare, rassicurare. Ma anche difendere una scelta difficile ma necessaria, come quella di imporre l’obbligo vaccinale agli over 50. Perché Omicron corre, i contagi sfiorano i 200mila nuovi casi al giorno e possono mandare troppo sotto pressione ospedali e terapie intensive. Mario Draghi si presenterà domani in conferenza stampa, nel giorno in cui riprende appieno l’attività dopo le vacanze di Natale, per ribadire che è essenziale mantenere il Paese aperto, non chiudere le scuole, non tirare giù le serrande dei cinema e dei ristoranti come nei giorni più bui dell’emergenza nel 2020.

Per mantenere un minimo di ritorno alla normalità per il governo è necessario ridurre sempre più gli spazi concessi ai no vax: da lunedì saranno sottoposti a un quasi-lockdown perché senza Super green pass non potranno più usare nemmeno i mezzi pubblici. E ora, sopra i 50 anni, dovranno vaccinarsi pena una multa da 100 euro che però ha fatto arrabbiare molti, a partire da medici e infermieri in prima linea contro il virus da quasi due anni. Ma l’obbligo di vaccino, arrivato al terzo decreto anti-Covid in tre settimane, ha scatenato critiche trasversali dalle opposizioni, dalle attività coinvolte dalla nuova stretta e anche dagli scienziati. Mentre la decisione di non rinviare la riapertura delle scuole o di non ricorrere almeno a qualche settimane di Dad per superare il picco del contagio agita i presidi e sta provocando uno scontro tra governo e Regioni.

Tutte critiche a cui il premier dovrà rispondere visto che non sono bastate, finora, le poche parole pronunciate dopo il Cdm dai ministri più coinvolti - Speranza, Bianchi, Brunetta - in un punto stampa improvvisato fuori da Palazzo Chigi al termine di una riunione a tratti tesa e una scelta che ha rischiato di spaccare la maggioranza. I partiti sono sempre più irrequieti e a due settimane dal voto per il Quirinale, i distinguo si moltiplicano in tutti i campi, dal Covid al nucleare, dalle scuole agli stadi. Ma a colpire è che le critiche arrivano anche dagli addetti ai lavori. L’obbligo, le multe, il Super green pass quasi ovunque e a breve anche il pass, almeno base, per entrare nei negozi, andare in banca o dal parrucchiere, sono misure «blande e tardive», dice per esempio il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, riassumendo il dubbio che attraversa la comunità scientifica che si interroga anche sulla scelta di fissare l’asticella a 50 anni. Nessun compromesso, solo la volontà di non intasare gli ospedali e di proteggere le categorie più a rischio, aveva chiarito però il premier già nel giorno del Cdm. E lo ribadirà in pubblico in conferenza stampa, nella quale annuncerà probabilmente anche il nuovo decreto con gli aiuti alle attività più in crisi, dalle discoteche alle strutture turistiche, che dovrebbe arrivare forse già in settimana. Quando le situazioni sono difficili, «la cosa più facile è prendersela con il governo», osserva un parlamentare di lungo corso. E chi continua a sostenere convintamente Draghi aggiunge anche che certo, il moltiplicarsi di decreti può anche avere generato un po' di confusione, ma le scelte sono state lineari, di pari passo con la cavalcata sempre più impetuosa, e non del tutto prevedibile, di Omicron. Peraltro l’intenzione di allargare l’uso del Super pass o di procedere con l’obbligo vaccinale era un ipotesi da tempo ma andava maturata in base ai dati e nella maggioranza dove partiti come Lega e 5S, apertamente contro l’obbligo, alla fine hanno votato - viene sottolineato - l’imposizione per gli over 50. Bene, dice peraltro il Movimento, che le misure siano spiegate al Paese dove serpeggiano oramai «malessere diffuso, stanchezza, preoccupazione».

Lo stesso Giuseppe Conte, dicono fonti 5S, lo aveva suggerito a Draghi, cui ora si chiede di accelerare con i ristori. Mentre la Lega, dall’altro lato, continua a martellare sul fronte del caro-bollette e sulla necessità di agire subito. E dopo aver minacciato di non votare l'ultimo decreto non perde occasione per criticare l’azione dell’esecutivo, anche sul fronte sportivo. Le partite a porte chiuse - una delle richieste avanzate dal premier al presidente della Lega di A - sarebbero state «una sconfitta», dice Matteo Salvini.

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