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Covid, con la dose "booster" coperti all'88% dalla variante Omicron

«Dati provenienti dal Regno Unito e riguardanti la variante Omicron ci dicono che con la dose booster l’efficacia vaccinale è dell’88% mentre quella del ciclo vaccinale primario è del 65%. Ecco perchè è fondamentale insistere sulle vaccinazioni». Lo ha affermato Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Variante Omicron, lo studio sostenuto dalla Ue attraverso Hera

La variante Omicron della Sars-CoV-2 è molto meno sensibile agli anticorpi neutralizzanti rispetto alla variante Delta e si trasmette con molta più rapidità. Cinque mesi dopo la vaccinazione, gli anticorpi presenti nel sangue delle persone non erano più in grado di fermarla. Una perdita di efficacia riscontrata anche nei soggetti infettati e guariti dal Covid. Ma, con la somministrazione di una terza dose di richiamo, il cosiddetto booster, o con una singola dose nei guariti, la variante Omicron si imbatterà in anticorpi in grado di neutralizzarla. A provarlo è uno studio sostenuto dalla Ue attraverso Hera, l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitaria e condotto da un team guidato dagli scienziati dell’Institut Pasteur di Parigi, nel quale è stato analizzato il sangue di soggetti vaccinati con due dosi di Pfizer o di AstraZeneca e quello di persone guarite dall’infezione di Covid-19.

Nel corso dello studio, pubblicato a dicembre su Nature, gli scienziati hanno effettuato la sperimentazione sul campione nasale di una donna di 32 anni che aveva sviluppato una forma di Covid-19 leggera al ritorno da un viaggio in Egitto, sottoponendolo ai test con anticorpi monoclonali e campioni di siero di persone vaccinate con 2 dosi o guarite dall’infezione. Gli scienziati hanno inizialmente testato nove anticorpi monoclonali già in fase di utilizzo e in fase di sviluppo preclinico. Sei di questi hanno perso tutta la capacità antivirale e gli altri tre erano da 3 a 80 volte meno efficaci contro Omicron rispetto a Delta. Gli anticorpi Bamlanivimab/Etesevimab (una combinazione sviluppata da Lilly), Casirivimab/Imdevimab (una combinazione sviluppata da Roche e nota come Ronapreve) e Regdanvimab (sviluppato da Celtrion) non hanno più avuto alcun effetto antivirale contro Omicron. La combinazione Tixagevimab/Cilgavimab (sviluppata da AstraZeneca con il nome Evusheld) è risultata 80 volte meno efficace contro Omicron che contro Delta.

Durante lo studio, gli scienziati hanno osservato che il sangue di pazienti precedentemente infettati da Covid-19, raccolto fino a 12 mesi dopo i sintomi, e quello di individui che avevano ricevuto due dosi del vaccino Pfizer o AstraZeneca, prelevate cinque mesi dopo la vaccinazione, neutralizzavano a malapena la variante Omicron. Ma i sieri degli individui che avevano ricevuto una dose di richiamo di Pfizer, analizzati un mese dopo la vaccinazione, sono rimasti efficaci contro Omicron. Tuttavia, per neutralizzare Omicron sono stati necessari da 5 a 31 volte in più di anticorpi, rispetto a Delta, nei test di coltura cellulare.

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