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L'Ungheria parte con la quarta dose. Ma l'Ema frena: "Non si può continuare così"

L’Ungheria è il primo Paese dell’Unione europea a partire con la quarta dose del vaccino anti-Covid per chiunque ne faccia richiesta. Una decisione quella del governo di Viktor Orban che arriva proprio nei giorni in cui si intensifica il dibattito su booster e nuovi sieri con l'Ema che chiede di pensare prima ad una strategia a lungo termine e l’infettivologo della Casa Bianca Anthony Fauci che sottolinea la necessità di un vaccino «universale» contro tutti i possibili coronavirus. «Chiunque, dopo essersi consultato con un medico, è nelle condizioni di ricevere una quarta dose di vaccino anti-Covid-19 può farne richiesta a partire da questa settimana», ha annunciato in una conferenza stampa il capo dello staff del premier ungherese, Gergely Gulyás.

L’Ungheria ha un tasso di vaccinazione molto più basso rispetto alla maggior parte dei Paesi europei con solo 6 milioni di persone che hanno ricevuto due dosi. E 3,3 milioni la terza. Tuttavia è il primo a dare il via libera alla quarta. Nel mondo solo Israele e Cile hanno già iniziato a somministrarla, mentre nell’Unione europea Danimarca, Grecia e Spagna hanno per ora deciso di limitarla alle persone più fragili. Il governo di Budapest ha anche annunciato che la quarantena è ridotta da 10 a 7 giorni, a 5 con un test negativo. Anche questa una misura adottata in diversi Paesi europei come Irlanda, Finlandia, Spagna, Portogallo e Grecia.

Ma anche negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, nonostante l’Organizzazione mondiale della sanità continui a raccomandare un isolamento di 14 giorni per i positivi. L’Olanda intanto, uno dei primi a reimporre un lockdown duro all’inizio della nuova ondata scatenata dalla variante Omicron, sta valutando di allentare le restrizioni. Le regole attuali, che prevedono chiusure di tutte le attività non essenziali, scadono venerdì e in questi giorni si sono moltiplicate le manifestazioni per chiedere almeno una parziale riapertura. Alcune autorità locali hanno minacciato di decidere in autonomia, con il rischio di creare una situazione caotica.

Intanto dall’Ue agli Usa esperti e infettivologi continuano a discutere se sia più efficace somministrare subito una quarta dose dei vaccini disponibili oppure aspettare di avere dei sieri aggiornati contro il maggior numero di varianti. Per il capo della strategia vaccinale dell’Agenzia europea del farmaco (Ema), Marco Cavaleri, non ci sono abbastanza dati a sostegno della somministrazione di «una seconda dose booster» con i vaccini attualmente in uso. Il richiamo ogni tre-quattro mesi, ha sottolineato il medico, può essere un piano di emergenza ma non è una strategia sostenibile a lungo termine. D’altra parte per la direttrice dell’Ema, Emer Cook, prima di approvare un "vaccino aggiornato» sono «necessari i dati clinici» e «una discussione più strategica su quali tipi di vaccini potrebbero essere necessari a lungo termine. I sieri approvati, ha puntualizzato, continuano comunque a fornire un’adeguata protezione contro le malattie gravi e l’ospedalizzazione. Anche per il consulente del Covid della Casa Bianca, Anthony Fauci, per ora non servono nuovi vaccini contro Omicron. E la dose booster, o terzo richiamo, garantisce una protezione sufficiente riducendo l’80% dei ricoveri. Bisogna, invece, cominciare a studiare con urgenza un vaccino «universale». Un siero, ha sottolineato l’infettivologo, che sia efficace non solo contro le varianti del Covid-19 ma anche per fermare eventuali altri coronavirus in futuro.

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