Svolta nel conteggio dei ricoveri Covid: accogliendo le richieste delle Regioni, il ministero della Salute ha diramato una circolare in cui si escludono i pazienti ricoverati per cause diverse ma positivi al Covid dall’elenco dei ricoveri e quindi dal relativo calcolo dell’occupazione dei posti letto in area medica.
La circolare a firma della direzione generale della Prevenzione e di quella per la Programmazione sanitaria, sottolinea che «il paziente ricoverato per cause diverse che risulti positivo al test per Sars-Cov-2, ma asintomatico per Covid 19, qualora sia assegnato in isolamento al reparto di afferenza della patologia per la quale si rende necessario il ricovero, pur essendo tracciato come "caso" non sarà conteggiato tra i ricoveri dell’Area Medica Covid, fermo restando il rispetto del principio di separazione dei percorsi e di sicurezza dei pazienti».
A partire dal primo febbraio, stabilisce il ministero, il bollettino conterrà un nuovo campo, comprendente i «pazienti Covid ricoverati per cause diverse": fino ad allora, questi saranno elencati nelle note generali. Rimane invariata, invece, la definizione di caso Covid: i pazienti ricoverati positivi, a prescindere dai sintomi, «vanno tracciati come casi e comunicati ai sistemi di sorveglianza esistenti».
Iss: la sorveglianza deve includere tutti i positivi
La sorveglianza «deve contenere i positivi e non solo i casi con sintomatologia più indicativa di Covid-19 (sintomi respiratori, febbre elevata, alterazione gusto e olfatto)». Lo afferma l’Iss, sottolineando che «la maggior parte delle infezioni, in particolare nei vaccinati, decorre in maniera asintomatica o con sintomi molto sfumati. Non sorvegliare questi casi, limiterebbe la capacità di identificare le varianti, le loro caratteristiche e non potremmo conoscere lo stato clinico che consegue all’infezione nelle diverse popolazioni». Inoltre, «non renderebbe possibile monitorare l'andamento della circolazione del virus nel tempo».
L’importanza di monitorare i casi attraverso la sorveglianza, spiega l’Iss in riferimento alla definizione di 'casò, «non va confusa con i criteri con cui si decidono le indicazioni per casi e contatti». L’infezione da SARS-CoV-2, rileva, dà una sintomatologia «variegata e in evoluzione anche per la comparsa di nuove varianti virali che interagiscono in modo spesso diverso con il nostro organismo». Escludere i casi asintomatici, «non renderebbe possibile monitorare l’andamento della circolazione del virus nel tempo e, di conseguenza, i rischi di un impatto peggiorativo sulla capacità di mantenere adeguati livelli di assistenza sanitaria anche per patologie diverse da Covid-19».
La definizione di caso utilizzata nella sorveglianza epidemiologica, tuttavia, non definisce le misure di auto-sorveglianza e quarantena, precisa l’Iss. La definizione di caso utilizzata per la sorveglianza epidemiologica nazionale, spiega, «non comprende i contatti dei casi confermati e la stessa sorveglianza non ne monitora l’andamento nel tempo. Pertanto, la definizione di caso usata in sorveglianza non riveste alcun ruolo nel definire le misure di auto-sorveglianza e quarantena. A riprova di questo, l’ECDC il 7 gennaio 2022 ha aggiornato le proprie indicazioni relative a quarantena e isolamento, senza modificare la definizione di caso usata per la sorveglianza epidemiologica».
Inoltre, la definizione di caso utilizzata nella sorveglianza epidemiologica non definisce le misure di isolamento: «Sebbene esse abbiano in comune una esigenza di conferma diagnostica che si avvale di test antigenici e molecolari - rileva l’istituto superiore di sanità - un caso positivo secondo la definizione della sorveglianza viene valutato in base ad una serie di criteri, riportati nella circolare del Ministero della Salute del 30 dicembre 2021, per definire le diverse modalità di isolamento».
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