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Covid: "Un errore non vaccinarmi", l'appello del ristoratore Pietro Candela ricoverato in terapia intensiva

"Aiutare gli altri a prendere subito la decisione per vaccino"

Pietro Candela

«Non pensavo che questo virus potesse essere così, altrimenti, anche con tutti gli effetti collaterali che può avere un vaccino, lo avrei fatto senza esitazione. Spero di poter ritornare quanto prima al mio lavoro e alla mia vita normale». Sono le parole di Pietro Candela, ristoratore di Bolzano ricoverato in terapia intensiva ad inizio gennaio. «Che questo - aggiunge in un breve videomessaggio dal suo letto d’ospedale - mi serva da lezione e possa aiutare qualcuno che prenda subito la decisione di vaccinarsi perché credetemi non si può morire nel giro di quattro ore e lasciare una famiglia nel terrore».

Il bolzanino ha un piccolo ristorante che si affaccia sui prati del Talvera a Bolzano, La casa di Jo. «Il giorno 30 - ricorda - abbiamo preparato il cenone per il 31 e la mattina mi sono recato in farmacia per fare il test e da lì è iniziato tutto. La farmacista dopo un quarto d’ora mi chiama e mi dice che sono positivo e devo andare in isolamento». «Dopo otto giorni di tira e molla a casa con farmaci cercando di trovare una soluzione avevo sempre la febbre, ho deciso di andare in ospedale. E lì i dottori mi hanno messo subito davanti ad una realtà bruttissima. I polmoni erano andati in tilt. Pensavo di non farcela più», prosegue Candela con la voce ancora debole. Fortunatamente il bolzanino ora si sta riprendendo.

«Mi hanno tolto il respiratore forzato. Con l’aiuto dell’ossigeno sto andando avanti, sperando di tornare presto alla vita normale. I medici sono stati fantastici, la loro preoccupazione si vede negli occhi e anche nel modo di agire. Ci hanno accompagnato in questo percorso duro che, se Dio vuole, finirà presto. Guardandomi indietro penso di avere fatto una scelta sbagliata: quella di non vaccinarmi, perché ho fatto rischiare la vita anche a mia mamma e a mia moglie in maniera esagerata», conclude il ristoratore.

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