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Bianchi: "Ecco i dati, no alle polemiche, in presenza il 93,4% delle classi. E i contagi sono fuori"

Patrizio Bianchi ministro dell'istruzione

"Stiamo lavorando per una scuola in presenza e per dare seguito all’impegno che il Presidente Draghi ha preso ad aprile. La scuola è comunità, vi può essere attività con strumenti digitali ma all’interno di una visione di insieme. Abbiamo sempre dato priorità a una scuola che fosse in grado di garantire una presenza a vantaggio delle famiglie e della comunità. La digitalizzazione della scuola non è in opposizione alla scuola in presenza, ma è un’integrazione. Una didattica che sia sempre più inclusiva. Per noi la scuola è stabilità sociale". A ribadirlo ieri il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, durante l’audizione alla Commissione Cultura della Camera sull'organizzazione delle attività scolastiche, durante la quale ha comunicato che (alla data di ieri alle 12) "il 93,4% delle classi è in presenza e quindi le classi totalmente in dad sono il 6,6%" mentre "su un totale di 7.362.181 di studenti gli alunni in presenza sono l’88,4%".

I numeri regione per regione

Il ministro ha illustrato la situazione regione per regione. In Piemonte l’89,4% di studenti è in presenza, in Lombardia l’88%, nel Veneto l’87,8%, in Friuli il 90,7%, in Liguria l’87,1%, in Emilia Romagna l’87,4%, in Toscana l’89,2%, in Umbria l’89,6%, nelle Marche l’87,5%, nel Lazio l’89%, in Abruzzo l’89,7%, in Molise l’82,7%, in Campania il 90,2%, in Puglia il 90,8%, in Basilicata il 90%, in Calabria l’86,8%, in Sicilia l’83,9% e in Sardegna il 91,5%.

"La situazione è difficile, ma possiamo farcela avendo chiarezza dei dati. Lungi da me fare polemiche però ho sentito delle considerazioni, ho sentito proporre stime che non avevano basi numeriche. Io parto dai dati rilevati" ha sottolineato Bianchi, riferendosi alle stime fornite dall’Associazione nazionale dei presidi, secondo la quale il 50% delle classi sarebbe in dad. "Non vi è dubbio che ci sono molti, molteplici e variegati problemi che non sono differenziati per Regioni ma scuola per scuola - ha sottolineato - ma l’intervento realizzato, con la possibilità di avere delle regole sicuramente migliorabili, ha permesso alle amministrazioni regionali un controllo minuto e puntuale delle situazioni, rifiutando generalizzazioni. Se avessimo ceduto all’idea di una chiusura della scuola - ha concluso - questo avrebbe portato a casa sostanzialmente quasi 6,5 milioni di bambini e ragazzi". "In termini di vaccinazione - ha aggiunto - abbiamo situazioni molto differenziate con un livello molto alto per i ragazzi 12-19 anni, con la copertura tra prima dose e guariti prossima all’85% e seconda dose al 76,5%. Per i più piccoli, considerando che l’autorizzazione è arrivata il 25 novembre, il numero è più basso. Se la settimana scorsa eravamo al 12%, abbiamo chiuso venerdì al 25% quindi con un tasso molto alto di vaccinazione". " E' evidente inoltre - ha ammonito - che il grosso dei contagi è avvenuto quando le scuole erano chiuse. Noi abbiamo avuto l’impennata dei dati dal 18. Avevamo fatto una simulazione con una previsione di un raddoppio dei contagiati, ma il dato reale è molto più basso. Il dato che noi abbiamo è che il contagio è avvenuto sostanzialmente nel tempo in cui i ragazzi non erano a scuola, ma quando hanno avuto altri contatti, contatti familiari, fuori da quella che è la situazione di controllo che possiamo vivere all’interno delle scuole».

Floridia: la nostra linea sta funzionando

"Siamo assolutamente consapevoli che è necessario continuare ad aiutare le scuole ad affrontare le difficoltà gestionali che devono fronteggiare, ma nel complesso la nostra linea sta funzionando. I dati smentiscono gli allarmismi espressi da qualcuno in questi giorni, e sono il viatico per una semplificazione delle quarantene e dei rientri a scuola come richiesto da gran parte della comunità scolastica". Lo sottolinea la sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia, facendo riferimento ai dati sul numero di classi in presenza comunicati dal ministro Bianchi alla Camera. Dati che, prosegue, "ci danno un quadro chiaro ed aggiornato. Attualmente - riepiloga - solo il 6% delle classi monitorate è in dad, mentre oltre il 93% sta seguendo le lezioni in presenza. Di queste il 13% si sta avvalendo della didattica digitale integrata, ma resta fermo il dato secondo il quale ad oggi oltre l’80% delle istituzioni scolastiche si sta avvalendo della didattica esclusivamente in presenza". "Sono numeri che ci dicono due cose - sostiene Floridia - la prima: è necessario tenere alta la guardia perché le classi in dad sono effettivamente aumentate ma questo è assolutamente fisiologico visto l’aumentare dei contagi in tutto il Paese. La seconda: tenere le scuole aperte si è rivelata ancora una volta una strategia vincente, come da sempre sostenuto dal Movimento 5 Stelle".

"Le scuole si preparino alla convivenza con il virus"

"I dati forniti dal ministro Bianchi sulle classi in presenza confermano quanto sia stato importante batterci, sin dall’inizio della pandemia, per una scuola in presenza. Il Governo ha dimostrato fermezza nel portare avanti il principio, da sempre sostenuto dal Movimento 5 Stelle, per cui le scuole debbano essere le ultime a chiudere durante la pandemia e coraggio nel contrapporsi a quelle Regioni che, al contrario, vedono nella didattica a distanza la prima soluzione a cui ricorrere. C'è però bisogno di iniziare a immaginare percorsi scolastici che contemplino la convivenza con il virus e non rincorrano sempre l’emergenza. Ecco perché è importante che si migliorino e si semplifichino i protocolli per la gestione delle quarantene, ma anche che si potenzino le strutture di supporto alle scuole nei territori». A ribadirlo Gianluca Vacca, deputato del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura. "La strada delle vaccinazioni è quella giusta - prosegue - ma riteniamo che la differenziazione di trattamento tra studenti vaccinati debba rappresentare l’estrema ratio e non la regola nell’affrontare la quotidianità. Pensare sin da ora al recupero degli apprendimenti persi è doveroso, ma lo è altrettanto non  sottovalutare l’impatto psicologico di questo drammatico momento storico sulle nuove generazioni: gli studenti e le loro famiglie, specialmente quelle più in difficoltà economica, hanno bisogno di tutto il supporto possibile dallo Stato» conclude Vacca.

Ricciardi: scuole aperte, ma con areazione e mascherine

«La scuola deve rimanere aperta» ma bisogna «rafforzare la fornitura di mascherine sicure e la gestione dell’areazione all’interno delle classi», perché "quando questo viene fatto il rischio di contagio è minimo ma, nella stragrande maggioranza delle scuole non è stato fatto». Così ad Agorà su Rai Tre, Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza per l’emergenza Covid e professore di Igiene all’Università Cattolica di Roma. Nel nord Europa, ha sottolineato, «quasi tutte le classi hanno sistemi per rilevare l’anidride carbonica che avverte quando l’aria nell’ambiente è satura e bisogna aprire le finestre: da noi ci sono scuole private in cui ci sono ma quelle pubbliche non sono state supportate con investimenti adeguati». In particolare, ha concluso, «sulla ventilazione e i rilevatori non ci sono indicazioni cogenti ma sono state realizzate a macchia di leopardo: dove c'è il dirigente volenteroso è stato fatto, altrimenti no. Questo determina una grande asimmetria non solo tra nord e sud ma anche nella stessa regione».

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