«Talvolta non si è avuto il coraggio di prendere misure impopolari per salvare vite. Il prezzo più alto lo abbiamo pagato per non aver fatto il lockdown ad ottobre 2020, e abbiamo avuto 70 mila morti. Io in quei giorni dissi che bisognava chiudere tutto a Napoli e Milano e i sindaci si ribellarono, scrivendo al ministro. A febbraio chiesi il lockdown generalizzato, e mi hanno assalito tutti». E’ quanto dichiara in un’intervista a la Repubblica Walter Ricciardi, esperto di sanità pubblica, consulente del ministro alla Salute Roberto Speranza e ordinario di Igiene Pubblica alla Cattolica di Roma.
Secondo Ricciardi, però, alla pandemia «non siamo ancora pienamente preparati, non abbiamo un adeguato sistema di testing e tracciamento. Se vuoi evitare i contagi, li devi identificare prima. E’ come un incendio, va spento quando c'è il piccolo fuocherello, sennò dilaga. Ma noi ancora non lo abbiamo capito. Così abbiamo una pandemia virale, economica, sociale e mentale. Andiamo verso ondate che si susseguono» perciò «non è ancora chiaro ma forse sì, lentamente si va verso la fine. Speriamo che l’ondata si esaurisca a febbraio» ma «ci sono due possibilità di fronte alla pandemia. O fai la mitigazione o il contenimento. Se scegli la prima sei sempre indietro. Ma una malattia come questa, con una tale mortalità e contagiosità non la devi inseguire, bensì anticipare, anche prendendo decisioni impopolari prima. E’ chiaro che tutti sono bravi a dire "al fuoco al fuoco", quando il virus dilaga ma il pandemonio si evita solo intervenendo prima».
Quindi il consulente del ministro conclude: «Oltre a vaccinare tutti, bisognerebbe fare i tamponi alla stragrande maggioranza degli italiani e isolare gli infetti. Se ne uscirebbe in 8 giorni. E’ un’operazione che tutti dicono sia impossibile ma i cinesi per un caso testano 10 milioni di persone. Noi con 200mila potremmo ben testare 60 milioni di italiani».
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