A due anni dall’inizio della pandemia, «stiamo entrando in una nuova fase con la variante Omicron, altamente contagiosa, che sta sostituendo quella Delta a una velocità senza precedenti». Lo afferma in una nota il direttore per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). «A meno di due mesi dalla sua scoperta in Sudafrica, Omicron rappresenta ora il 31,8% dei casi di Covid nella regione Europa, mentre rappresentava il 15% dei contagi la settimana scorsa e il 6,3% la settimana precedente», prosegue Kluge.
«La fine della pandemia è ancora lontana, ma sono fiducioso che possiamo uscire dalla fase dell’emergenza nel 2022 e rispondere ad altre minacce per la salute delle persone che richiedono urgentemente la nostra attenzione», continua Kluge sottolineando che «abbiamo questioni arretrate e liste di attesa che sono cresciute a causa della interruzione di prestazioni sanitarie essenziali». Inoltre, nella regione Europa, «sono stati sospesi i programmi per rispondere ai problemi legati alla salute provocati dai cambiamenti climatici». «Anche se Omicron sembra causare una forma (del Covid, ndr) molto meno grave rispetto alla Delta, continuiamo comunque a registrare una rapida crescita dei ricoveri, dovuta all’alto numero dei contagi», osserva Kluge. Che poi avverte: «Sebbene Omicron offra una speranza plausibile per la stabilizzazione e la normalizzazione, il nostro lavoro non è finito. Permangono enormi disparità nell’accesso ai vaccini. Se il 2021 è stato l’anno della produzione del vaccino, il 2022 deve essere l’anno dell’equità del vaccino nella regione europea e oltre. Troppe persone che hanno bisogno del vaccino rimangono non vaccinate. Questo facilita la trasmissione del virus, prolungando la pandemia e aumentando le probabilità che emergano nuove varianti». «Questa pandemia finirà come tutte quelle precedenti, ma è troppo presto per rilassarsi», conclude Kluge evidenziando che «con i milioni di contagi che sono stati rilevati nel mondo nelle ultime settimane e che continueranno a essere registrati nelle prossime, insieme al calo dell’immunità e alla stagionalità invernale, è quasi scontato che emergeranno e torneranno nuove varianti di Covid-19»
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