Fumata nera al primo scrutinio per l'elezione del tredicesimo presidente della Repubblica. Come previsto. La prima votazione del Parlamento in seduta comune integrato dai delegati delle regioni nell'Aula di Montecitorio si è conclusa: le schede bianche sono state 672, nessuno ha raggiunto la maggioranza dei due terzi. Il più votato è stato Paolo Maddalena con 36 preferenze, seguito da Sergio Mattarella con 16, poi Marta Cartabia con 9 preferenze e Silvio Berlusconi con 7. Giuliano Amato, Pier Ferdinando Casini ed Elisabetta Casellati hanno ricevuto 2 voti ciascuno. I Grandi elettori sono riconvocati a Montecitorio domani pomeriggio alle ore 15 per la seconda votazione.
Nato a Napoli 85 anni fa, Paolo Maddalena è un ex magistrato e vice presidente emerito della Corte Costituzionale. Nei giorni scorsi il suo profilo è stato scelto dai parlamentari ex Movimento 5 Stelle confluiti ora nel Gruppo Misto e nella componente “Alternativa c’è”, di cui fanno parte poco più di 40 tra deputati e sanatori.
Maddalena è entrato nella Magistratura della Corte dei Conti nel 1971. Dopo un lungo periodo trascorso presso la Procura Generale, nell'ultimo periodo, dal 1995, è stato Procuratore regionale del Lazio della magistratura contabile. Ha avuto modo di applicare le tesi da lui prospettate in sede scientifica sia collaborando allo svolgimento di numerose istruttorie, in particolare su temi ambientali, sia svolgendo incarichi di diversa natura. Tra l'altro ha fatto parte del gruppo Ecologia e Territorio istituito presso la Corte suprema di cassazione, ed è stato Capo di gabinetto del ministro della Pubblica istruzione Gerardo Bianco (1989-1991) e Capo ufficio legislativo presso il Ministero dell'ambiente. Dopo una lunga carriera nella quale ha coniugato l'attività di studio e ricerca nei settori del diritto romano, diritto amministrativo e costituzionale e diritto ambientale con le funzioni di magistrato, culminate con la nomina alle funzioni di presidente di sezione della Corte dei conti, il 17 luglio 2002 è stato eletto alla Corte costituzionale nella quota riservata alla magistratura contabile. Ha assunto le sue funzioni dopo aver giurato il 30 luglio dello stesso anno.
Il 10 dicembre 2010 è stato nominato vicepresidente della Corte dal neoeletto presidente Ugo De Siervo, carica nella quale è stato riconfermato il 6 giugno 2011 dal neoeletto presidente Alfonso Quaranta. Tra il 30 aprile 2011 e il 6 giugno dello stesso anno ha svolto le funzioni di presidente della Corte. Il suo mandato alla Consulta è giunto a termine il 30 luglio 2011.
Le origini
Subito dopo la laurea (conseguita presso l’Università di Napoli nel 1958), Maddalena iniziò l’attività didattica e di ricerca nell’ambito del diritto romano, come assistente di Antonio Guarino. Libero docente di Istituzioni di diritto romano dal 1971, successivamente al suo ingresso in magistratura spostò i suoi interessi verso il diritto amministrativo e costituzionale. I principali risultati in questo settore hanno riguardato una nuova configurazione della responsabilità amministrativa e la tesi della risarcibilità del danno pubblico ambientale. Dopo avere insegnato per alcuni anni nell’Università degli Studi di Pavia, parallelamente al suo impegno come magistrato, dal 1991 al 1998 è stato titolare della cattedra Jean Monnet Diritto della Comunità Europea per il patrimonio culturale ed ambientale presso l’Università degli Studi della Tuscia a Viterbo. In questo periodo si è occupato, in numerosi scritti, anche dei profili istituzionali ed ordinamentali dell’Unione europea. Presidente dell’associazione di promozione sociale Attuare la Costituzione dal 2017. Dal 5 settembre 2019 è a capo della Consulta sul Debito del Comune di Napoli (Audit).
L'uomo della "moneta parallela"
Ha proposto l'introduzione di una moneta parallela emessa dallo Stato. Maddalena ritiene che la valuta parallela debba contrastare la "creazione del danaro dal nulla". Secondo il giurista, siccome ad emettere valuta al momento sarebbero enti di diritto privato, come la Bce, "che è oggetto di proprietà delle banche centrali private dei singoli Stati europei", c'è la necessità di creare una moneta emessa direttamente dallo Stato anziché una "a debito".
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