Da oltre un anno l’acronimo “Pnrr” è entrato nelle case dei siciliani come una favola miracolosa, in grado di ribaltare il destino di una regione che tira a campare senza avere un progetto di sviluppo, uno scenario economico, un orizzonte di crescita. Ora con i miliardi garantiti dal Pnrr la Sicilia ha l’opportunità di investire e creare condizioni per valorizzare le sue qualità. Ma in questi mesi il governo regionale ha tenuto le carte sotto chiave.
È come se il nostro futuro fosse chiuso in una “bolla” politica. Come se un muro ostruisse il passaggio della conoscenza. Il Rapporto Sud del Sole 24 Ore - in edicola oggi in Calabria, Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna - alza il velo su alcuni buchi neri che emergono dalla gestione del Pnrr: «Quasi 1.200 pratiche in arretrato – si legge nel Rapporto – in settori chiave come i rifiuti, le autorizzazioni ambientali, le bonifiche, l’energia rinnovabile. Il numero di pareri che deve essere ancora esitato dalla Commissione tecnico specialistica è di circa 450 e alcune istanze sono relative al 2020. Tra le principali criticità il personale insufficiente ma spesso anche inadeguato a gestire le procedure sempre più complesse e i collegamenti con i portali ambientali».
E che il Pnrr sia stato avvolto nel filo spinato per evitare di disturbare il conducente lo conferma anche la segretaria della Uil Sicilia, Luisella Lionti: «La Regione, in vista dei traguardi previsti dal Programma Gol (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori), che si inserisce nell’ambito della Missione 5 del Pnrr, non ha coinvolto nessuno. L’esatto contrario di quanto, invece, auspicato dal decreto interministeriale».
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