Messina, Patrimonio Spa verso la liquidazione, il M5s: «Ennesimo “carrozzone” totalmente fallimentare»
A proposito della società Patrimonio Spa, messa in liquidazione a Messina dal voto della maggioranza d'aula, intervengono i consiglieri comunali del Movimento Cinque Stelle. Porre in liquidazione la Patrimonio Messina Spa, società partecipata costituita il 1 luglio del 2019 con lo scopo di valorizzare i beni immobiliari di proprietà comunale. La proposta di delibera, che ha ricevuto parere favorevole da parte del Ragioniere Generale, del Collegio dei Revisori e il preventivo controllo di legittimità da parte della Segretaria Generale, è stata istruita dal Dipartimento Servizi finanziari e tributari su volontà del Consiglio comunale, sottoscritta da tutti i capigruppo, ad eccezione del Gruppo Misto. «Già due anni e mezzo fa - commentano i consiglieri comunali del M5s - avevamo votato contro la sua istituzione, convinti che la società fosse l’ennesimo inutile “carrozzone”, e che l’attività poteva essere svolta dal Dipartimento Patrimonio con maggiori risorse umane e finanziarie. Siamo stati dei “facili profeti” e adesso i fatti ci danno ragione, considerata la totale inoperosità della terza partecipata targata Cateno De Luca». «Dal luglio del 2019 ad oggi - proseguono - abbiamo presentato interrogazioni e accessi agli atti, chiedendo chiarimenti sui tempi necessari per raggiungere il primo dei 14 obiettivi previsti nel contratto di servizio (inventario patrimonio immobiliare), sul funzionamento della gestione amministrativa dei beni patrimoniali e sulla percentuale di incasso dei fitti relativi agli immobili. Il tutto a fronte delle criticità sollevate dalla Corte dei Conti, che più volte in passato aveva evidenziato l’assenza di rivelazioni sistematiche sulla consistenza del patrimonio comunale. La società, che aveva il compito di gestire un patrimonio composto da circa 2000 immobili, in quasi tre anni non è riuscita a portare a termine nulla, con percentuali di incasso, dei fitti, che non riescono nemmeno a coprire i costi di manutenzione: ci riferiamo in particolare alla mancanza dell’inventario dei beni di proprietà dell’Ente, ancora non stilato, all’assenza di attività di dismissione del patrimonio immobiliare e alla mancata attivazione degli sportelli informativi territoriali dedicati agli assegnatari degli immobili. Insomma, un totale fallimento. La proposta di dismissione della partecipata - concludono - ha inoltre l’obiettivo di non gravare ulteriormente alle casse del Comune, alla luce della situazione di pre-dissesto ancora in atto, certificata dall’ulteriore rimodulazione del piano di riequilibrio».