Domenica 29 Settembre 2024

Ratzinger: "Vergogna e dolore per tutti abusi, domando perdono. Ma non sono bugiardo"

Benedetto XVI chiede perdono a nome della Chiesa, considerando gli importanti ruoli da lui ricoperti, per tutti i casi di abusi sessuali compiuti dai sacerdoti. «Ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono», scrive in una lettera di risposta al rapporto sugli abusi da parte del clero nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga. «Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica - sottolinea Ratzinger -. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso». «Sempre più comprendo il ribrezzo e la paura che sperimentò Cristo sul Monte degli Ulivi - aggiunge il Papa emerito - quando vide tutto quanto di terribile avrebbe dovuto superare interiormente. Che in quel momento i discepoli dormissero rappresenta purtroppo la situazione che anche oggi si verifica di nuovo e per la quale anche io mi sento interpellato. E così posso solo pregare il Signore e supplicare tutti gli angeli e i santi e voi, care sorelle e fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro».

Grandissima colpa non affrontare casi abusi

E’ una «grandissima colpa» non affrontare o trascurare i casi di abusi. Benedetto XVI, dopo la pubblicazione del rapporto sugli abusi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, lo scorso 20 gennaio, in una lettera di risposta parla di «grandissima colpa». «Mi colpisce sempre più fortemente che giorno dopo giorno la Chiesa ponga all’inizio della celebrazione della Santa Messa - nella quale il Signore ci dona la sua Parola e se stesso - la confessione della nostra colpa e la richiesta di perdono. Preghiamo il Dio vivente pubblicamente di perdonare la nostra colpa, la nostra grande e grandissima colpa», scrive il Papa emerito che spiega: «E' chiaro che la parola "grandissima" non si riferisce allo stesso modo a ogni giorno, a ogni singolo giorno. Ma ogni giorno mi domanda se anche oggi io non debba parlare di grandissima colpa. E mi dice in modo consolante che per quanto grande possa essere oggi la mia colpa, il Signore mi perdona, se con sincerità mi lascio scrutare da Lui e sono realmente disposto al cambiamento di me stesso». «In tutti i miei incontri, soprattutto durante i tanti Viaggi apostolici, con le vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade», aggiunge Ratzinger.

Grato a Francesco per fiducia, appoggio, preghiera

Ratzinger sottolinea che «in questi giorni di esame di coscienza e di riflessione» ha potuto sperimentare «così tanto incoraggiamento, così tanta amicizia e così tanti segni di fiducia quanto - scrive - non avrei immaginato». «Vorrei ringraziare in particolare il piccolo gruppo di amici che, con abnegazione, per me ha redatto la mia memoria di 82 pagine per lo studio legale di Monaco, che da solo non avrei potuto scrivere. Alle risposte alle domande postemi dallo studio legale, si aggiungeva la lettura e l’analisi di quasi 8.000 pagine di atti in formato digitale. Questi collaboratori mi hanno poi anche aiutato a studiare e ad analizzare la perizia di quasi 2.000 pagine. Il risultato sarà pubblicato successivamente alla mia lettera». «Sono particolarmente grato per la fiducia, l’appoggio e la preghiera che Papa Francesco mi ha espresso personalmente». Il Papa emerito si dice «commosso» per «le svariate espressioni di fiducia, le cordiali testimonianze e le commoventi lettere d’incoraggiamento che mi sono giunte da tante persone». «Vorrei infine ringraziare la piccola famiglia nel Monastero "Mater Ecclesiae" la cui comunione di vita in ore liete e difficili mi dà quella solidità interiore che mi sostiene».

Profondamente colpito, presentato come bugiardo

«Mi ha profondamente colpito che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo». Continua Benedetto XVI. Ratzinger spiega il lavoro «gigantesco» sulla elaborazione della sua memoria di 82 pagine per lo studio legale di Monaco. «Alle risposte alle domande postemi dallo studio legale - scrive il Papa emerito -, si aggiungeva la lettura e l’analisi di quasi 8.000 pagine di atti in formato digitale». Vari collaboratori lo hanno aiutato a studiare e ad analizzare la perizia di quasi 2.000 pagine. «Nel lavoro gigantesco di quei giorni - l’elaborazione della presa di posizione - è avvenuta una svista riguardo alla mia partecipazione alla riunione dell’Ordinariato del 15 gennaio 1980», ricorda Ratzinger. «Questo errore, che purtroppo si è verificato, non è stato intenzionalmente voluto e spero sia scusabile. Ho già disposto che da parte dell’arcivescovo Gaenswein lo si comunicasse nella dichiarazione alla stampa del 24 gennaio 2022. Esso nulla toglie alla cura e alla dedizione che per quegli amici sono state e sono un ovvio imperativo assoluto. Mi ha profondamente colpito che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo».

Presto davanti a giudice ultimo, ho fiducia

«Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito). In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano», continua il Papa emerito. «L'essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte». «In proposito mi ritorna di continuo in mente quello che Giovanni racconta all’inizio dell’Apocalisse: egli vede il Figlio dell’uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come morto. Ma Egli, posando su di lui la destra, gli dice: 'Non temere! Sono io...' (cfr. Ap 1,12-17)».

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