Nei primi 40 giorni dell’anno negli Istituti penitenziari si contano già dieci suicidi. L’ultima è una giovane donna ristretta nel carcere di Messina che si è tolta la vita ieri sera. Ai dieci suicidi si devono aggiungere quattro decessi classificati come per cause ancora da accertare.
Sono numeri che non possono non allarmare e che evidenziano una netta crescita rispetto agli ultimi anni».
Lo afferma il Garante nazionale delle persone private della libertà esprimendo «forte preoccupazione» e ribadendo «l'urgenza di garantire alle persone detenute, e al personale penitenziario chiamato a fare fronte a una situazione particolarmente difficile, un più efficace supporto, sia in termini qualitativi che quantitativi». La tutela della salute psichica «sia priorità di tutti a partire dal prossimo capo del Dap», è il suo auspicio.
Le Istituzioni dello Stato, compreso il Garante nazionale, "hanno il dovere di dare una risposta tempestiva alle esigenze specifiche e alle vulnerabilità delle persone private della libertà. Per questo occorre con urgenza riavviare un dialogo produttivo sull'esecuzione penale detentiva e trovare soluzioni alle tante difficoltà che vivono le persone ristrette e chi negli Istituti penitenziari opera. Così come occorre trovare risposte effettive alla criticità dell’affollamento, situazione accentuata dalla pandemia. È solo a partire da tale ampio confronto che si può arrivare a trovare un percorso comune volto a ridurre le tensioni e a ridefinire un modello detentivo nel solco tracciato dalla Costituzione, dando così un segnale di svolta di cui il sistema penitenziario ha bisogno».
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