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Morte Rossi, il pm Nastasi: "Non risposi al suo telefono. In foto? Sì sono io"

David Rossi

Dopo aver affermato di non essere stato, il 6 marzo 2013, nel vicolo Pio di Siena dove fu rinvenuta la salma di David Rossi, il capo comunicazione di Mps precipitato dalla finestra del suo ufficio, il pm Antonino Nastasi si è poi riconosciuto in un foto scattata in quella strada mostratagli dall’on. Migliorino, alla fine ieri dell’audizione davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta durata sette ore. Nastasi, nel suo racconto aveva spiegato che quella sera salì nell’ufficio di Rossi e di non essere andato nel vicolo. Come ultimo atto dell’audizione l’on. Migliorino, dopo avergli nuovamente chiesto ser c'era stato in quel vicolo, Nastasi ha risposto: «No benché dal verbale della polizia scientifica che inizia 22.50 si faccia riferimento sia a me che al dottor Natalini, io ricordo nitidamente di non essere entrato in quel vicolo». Gli viene quindi mostrata la foto e Nastasi si riconosce: «Sì sì sono io. Allora probabilmente mi sono affacciato e sono andato via. Evidentemente non ricordavo la circostanza, può capitare dopo nove anni, non ho problemi a dire che quello sono io evidentemente ricordavo male può capitare».

Nastasi: "Non risposi al telefono di Rossi, non insabbiammo"

La sera del 6 marzo 2013, durante il sopralluogo nell’ufficio dell’ex capo comunicazione di Mps deceduto poco prima dopo essere precipitato dalla finestra della sua stanza della banca il telefono di David Rossi «squillava in continuazione ma «non ho preso il telefono» e «non ho mai risposto». Nemmeno quando a chiamare fu l’onorevole Daniela Santanché. «I tabulati di tre compagnie telefoniche diverse attestano che quella è una chiamata senza risposta», l’Iphone di Rossi la registrò come persa. Lo ha spiegato il pm Antonino Nastasi - alla procura di Firenze dove indaga anche su Open, e da ieri denunciato da Matteo Renzi insieme al pool che ne ha chiesto il processo per la vicenda Open. Nel 2013 Nastasi era tra i componenti del pool a Siena che si occupò della morte di Rossi e oggi è stato audito per sette ore, meno di un’ora secretata, davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta che si occupa del caso Rossi. E sarà chiesto probabilmente di riconvocarlo. A «chiamarlo in ballo» per la telefonata della Santanchè era stato il 10 dicembre scorso il colonello dei carabinieri Pasquale Aglieco: parlando alla stessa commissione spiegò che gli sembrava di ricordare che Nastasi avesse risposto alla chiamata. Lo stesso militare riferì che un magistrato si era seduto sulla sedia di Rossi e aveva rovistato nel cestino con una penna prima di rovesciarlo. «Non mi sono seduto sulla sedia e non ho ricordo che qualcuno si sia seduto sulla sedia di Rossi», le parole oggi di Nastasi.

«Ricordo che il cestino fu rovistato, i biglietti erano in cima e vennero presi dal maresciallo Cardiello, messi sul tavolo e ricomposti. Io non presi parte né alla presa dei biglietti dal cestino né alla loro ricomposizione», ha aggiunto Nastasi che riguardo ad Aglieco «non sa spiegarsi il perché» abbia detto certe cose ma di ricordarselo «fuori dall’ufficio di Rossi». Nastasi è partito ripercorrendo genesi e sviluppi dell’inchiesta su Mps. Ricordando le settimane precedenti alla morte di Rossi ha spiegato che le indagini, seppur condotte «nel silenzio più assoluto», avevano alla fine generato l’attenzione della stampa e in procura fu affisso un cartello con scritto "non si danno notizie». Le indagini portarono a perquisire il 19 febbraio anche Rossi su cui, ha detto il pm, «non vi era nessun elemento che lo potessero portare nel registro degli indagati». Quando seppe che era morto rimase «basito». Che si fosse trattato di un suicidio era stato «il quadro» che si era presentato ai pm a mostrarlo. «Stanza intonsa, bigliettini di addio nel cestino, segni di autolesionismo sul corpo, tutto lo lasciava intendere».

I pm si interrogarono anche su quale potesse essere stata la ragione del gesto. «In quel momento ci facemmo l’idea che potesse essere riconducibile alla fuga di notizie» per le vicende Nomura e Deutsche Bank. Ipotesi poi non provata. Ha ricordato sempre Nastasi, parlando del fascicolo aperto su quella fuga di notizie «prima del 6 marzo non si era mai parlato di insider trading in relazione a Rossi». E per Nastasi «laddove avesse manifestato volontà di collaborare sarebbe stato immediatamente sentito». Per il pm, in sostanza, "tutto quanto doveva essere fatto ai fini degli approfondimenti, in quel momento e nei giorni successivi, fu fatto». Riguardo all’ipotesi di omicidio, per Nastasi, c'era «il nulla indiziario». Sulla base degli elementi raccolti «l'unica valutazione che poteva essere fatta era quella di una richiesta di archiviazione» dell’inchiesta per istigazione al suicidio, ipotesi fatta proprio per poter fare gli accertamenti. Nastasi ha sgomberato poi il campo sulla vicenda festini già archiviata a Genova: «Non ne ho contezza e non vi ho mai partecipato». E ha affermato: «Che, come leggo, da anni ci sia stata la volontà di insabbiare, è una vergognosa falsità. Noi non avevamo intenzione di coprire nessuno».

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