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L'Ufficio per il Processo è già nel caos. L'incompatibilità degli avvocati è inaccettabile

L’Ufficio per il Processo, la struttura creata nell'ambito del Pnrr per agevolare i magistrati nello smaltimento dell'arretrato, è già nel caos prima ancora di partire. Considerato dalla ministra Cartabia come il “pivot” della nuova organizzazione della Giustizia rischia, infatti, di lasciare negli spogliatoi giocatori fondamentali della squadra quali sono gli avvocati, dopo che la stessa è ieri intervenuta affermando l’incompatibilità tra il professionista (nello specifico avvocato) e il lavoro di dipendente pubblico e, quindi, l’esigenza di dover cambiare la normativa, anche se nulla ha spiegato sugli effetti che tale cambiamento potrebbe portare con sé, sia da un punto di vista normativo (eventuali ricorsi) sia da un punto di vista sostanziale (svuotamento delle sedi di assegnazione a seguito di molteplici rinunce).

Il DL, poi convertito in legge, che prevede l’utilizzo dei fondi del Pnrr per l’assunzione dei funzionari addetti all’Ufficio per il Processo consente infatti la possibilità di esercitare le professioni senza alcuna incompatibilità. Il relativo concorso è stato, quindi, esperito sulla base di tali norme, e ai vincitori (tra i quali molti avvocati) è stata già assegnata una sede. In Cassazione sono stati immessi in ruolo i primi addetti, mentre nei prossimi giorni sarà la volta di Tribunali e Corti d'Appello. L'art. 1 co. 7 ter d.l. 80/2021 sancisce, inoltre, che per gli assunti con il Pnrr non sia prevista la cancellazione dall'albo, né la cancellazione d'ufficio, di conseguenza gli avvocati vincitori del concorso potrebbero continuare ad esercitare. La ratio della norma è proprio quella di garantire continuità con la professione, visto che si tratta di un impiego a tempo determinato di soli 2 anni. E per un avvocato restare fuori dal mondo della professione per 2 anni sarebbe un suicidio professionale.

Le affermazioni della ministra stanno, quindi, provocando la reazione dei professionisti che, lavorando quali addetti all’Ufficio per il Processo, non firmeranno sentenze al contrario di quanto fanno, ad esempio, i giudici onorari che sono spesso avvocati, fanno i giudici e possono continuare a esercitare fuori dal loro distretto. E questa sarebbe una palese disparità di trattamento. Secondo gli avvocati, inoltre, gli addetti UPP sono assunti sulla base di una norma che esclude la cancellazione dall’ordine e non è possibile introdurre una norma ex post e con effetto retroattivo a danno di chi ha già acquisito dei diritti. Quali professionisti hanno obblighi con i clienti di correttezza e diligenza e sono pronti a chiedere i danni al Ministero. L'incarico, d’altra parte, è di 36 ore settimanali e gli avvocati ritengono di poter continuare a gestire la professione, così come fanno i medici assunti in strutture e che esercitano anche la libera professione.

Al più si potrebbe prevedere, secondo i professionisti, un'astensione per i fascicoli personali, così come già accade per i tirocinanti che aiutano i magistrati a smaltire arretrato. Ogni altra decisione sarebbe illegittima e fonte di danno per tutti gli avvocati vincitori del concorso.

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