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Guerra in Ucraina, la risposta dell'Occidente. Nel mirino il sistema Swift, ecco cos'è

La carica di Joe Biden, la fuga in avanti di Boris Johnson, l’incognita Europa. La risposta dell’Occidente alla Russia ha un solo titolo, quello delle sanzioni, e ancora tante sfumature. «Con il G7 ci siamo accordati perché le misure siano devastanti», è il messaggio che nel pomeriggio il presidente degli Stati Uniti ha inviato alla Russia e, indirettamente, a tutti i suoi alleati. Innanzitutto ai leader europei, che in serata si sono visti a Bruxelles in un vertice straordinario per mettere nero su bianco il pacchetto di sanzioni dell’Ue. «Sanzioni che sopprimeranno la crescita» di Mosca, è stata la promessa di Ursula von der Leyen.

Ma l’Europa rischia nuovamente di spaccarsi e, questa volta, il nodo principale si chiama sistema Swift. Le misure dell’Ue saranno dirette ad un numero corposo e prestigioso di personalità russe con un’ipotesi che comincia a farsi largo nei corridoi di Bruxelles, quella di colpire direttamente lo zar. «Le sanzioni contro Vladimir Putin sono sul tavolo», è stata la conferma di Biden. Le misure economiche e finanziarie saranno estese. «Colpiremo settori strategici per la difesa russa», hanno spiegato fonti europee prima del vertice dei leader. Verrà azzerato, ad esempio, l’export verso la Russia dell’hi-tech, dai software alle tecnologie per la cosiddetta industria pesante fino a videogiochi. E verranno anche colpite le esportazioni di materiali per le raffinerie petrolifere russe.

Durissime anche le sanzioni alle banche, sulle quali tra gli Alleati c'è un sostanziale accordo. Gli Usa, oltre allo stop all’export tecnologico, hanno annunciato il congelamento degli asset di 5 banche russe, tra cui il colosso Vtb. La Gran Bretagna ha bandito dai mercati della City l’intero comparto bancario e anche la compagnia di bandiera Aeroflot. Arricchendo il pacchetto con misure individuali per un centinaio di soggetti, tra persone, entità e società.

Il sistema Swift: ecco che cos'è

Il pressing di Londra e Washington è forte e coinvolge anche quello che si preannuncia essere il principale nodo del vertice europeo: l’esclusione della Russia dal sistema di pagamenti Swift. Una simile misura taglierebbe fuori la Russia dalle transazioni internazionali con effetti drammatici per la sua economia. A Mosca sarebbero preclusi anche i ricavi dalle vendite di gas e petrolio. Ed è sui questo punto che si annidano i dubbi di una parte dell’Ue: come verrebbe pagato, in tal caso, il gas russo? Gas di cui l’Europa ha ancora bisogno nonostante il G7 abbia assicurato un sostegno d’emergenza in caso di taglio alle forniture e nonostante la rete alternativa costruita con Qatar, Algeria e Norvegia. Nelle riunioni che precedono il vertice, l’Europa si ritrova in bilico tra falchi - Paesi baltici e Olanda su tutti - che spingono per un all-in sanzionatorio e altri Paesi, Germania in primis, che frenano. Berlino non è sola: la sponda con l’Italia, sul tema, è solidissima e secondo fonti europee anche Cipro e Ungheria si opporrebbero a colpire lo Swift.

Il codice Swift (acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication) è una stringa di numeri e lettere, tra gli 8 e gli 11 caratteri, che consente di effettuare pagamenti sicuri tramite banche in Paesi diversi. Detto più banalmente: un sistema che consente alle banche di scambiare informazioni in via telematica. È considerato tra i meccanismi più efficienti per verificare l’identità della banca o dell’ente finanziario che fa da tramite ai pagamenti. Il suo slogan: “Swift è il modo in cui il mondo muove il valore”.

Il gas, invece, non dovrebbe essere proprio sul tavolo della discussione sulle sanzioni. L’Occidente, per ora, sceglie insomma di tutelare la presenza dei suoi colossi petroliferi in Russia e di non giocarsi tutte le carte consapevole che, per dirla con un diplomatico europeo, sanzionare il gas russo potrebbe essere anche un clamoroso autogol. Il pacchetto, se approvato in via di principio dai leader, potrebbe essere effettivo già in 24 ore, come accaduto con la prima tranche di sanzioni. Tempi inediti per i ritmi della tecnocrazia brussellese. Eppure, arrivando a Bruxelles, c'è chi non si accontenta. «Dobbiamo imparare la lezione, basta discutere, è l'ora delle decisioni e domani è già tardi», sono state le parole del presidente lituano Gitanas Nauseda. Vilnius, Tallin e Riga chiedono anche più supporto, e immediato, all’Ucraina. Dall’altra parte l’Europa si prepara anche al volto più drammatico dell’emergenza, quello dei rifugiati ucraini. Ma sul punto, sottolineano a Bruxelles, la solidarietà dei Paesi membri non è in discussione.

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