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Rivolta di preti ortodossi russi: "Guerra fratricida, cessate subito il fuoco"

Prime prese di distanza tra la base della Chiesa ortodossa russa e il Patriarcato di Mosca guidato da Kirill. «Piangiamo il calvario a cui nostri fratelli e sorelle in Ucraina sono stati immeritatamente sottoposti», dice un gruppo di 236 sacerdoti e diaconi della Chiesa ortodossa russa definendo la guerra in Ucraina «fratricida», e chiedendo la riconciliazione e un immediato cessate il fuoco. La lettera è rilanciata da Vatican News. Il Patriarcato di Mosca è storicamente legato a doppio filo con il Cremlino. Non ci sarebbero tra le firme quelle di metropoliti, le figure più alte in gerarchia. La lettera è aperta ad altre firme.

La Cei: "Noi stiamo con le vittime dell'Ucraina"

«Noi stiamo con le vittime dell’Ucraina e chi volesse annientare l’Ucraina è come se volesse annientare noi tutti, italiani ed europei»: lo ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, che a Perugia ha incontrato la locale comunità nel pomeriggio del Mercoledì delle Ceneri. «L'assedio alle città, gli attacchi spietati di questi giorni sono la prova del disprezzo e dell’offesa delle vite umane. La guerra contro un popolo indifeso fatto di uomini, donne, bambini, ragazzi, giovani, anziani, malati, come sono tutti i popoli della terra, è la più grande ingiustizia che possa essere perpetrata» ha aggiunto.

«Cari fratelli e sorelle siamo solidali con voi e con tutti i vostri cari che soffrono» ha detto ancora il card. Bassetti, secondo quanto riferisce la diocesi. «La guerra, purtroppo, non risparmia nessuno - ha aggiunto - essa è quanto di più assurdo e mostruoso si possa concepire. Da una parte la feroce aggressione delle armate russe e, dall’altra, la disperata, dignitosa, coraggiosa risposta ucraina. La gente è disposta fino a morire pur di difendere quanto essa ha più di prezioso: la vita dei proprio cari e delle proprie famiglie».

«L'Ucraina, scriveva in questi giorni il direttore del quotidiano cattolico Avvenire - ha detto ancora il presidente della Cei -, 'è anche la nostra terrà. E io lo dico con forza, come arcivescovo di questa città, l’Ucraina, in questo momento è anche la mia terra, è anche la mia patria a cui non posso rinunciarvi. Noi, come Chiesa e come cristiani, siamo con chi dice e fa la pace e non si rassegna all’orrore della guerra. Papa Francesco, la voce più umile che ci sia nella Chiesa e, al tempo stesso, la più forte, si è fatto sentire continuamente. Da Firenze, la scorsa settimana, sessanta vescovi e sessantacinque sindaci delle nazioni dell’area del Mediterraneo, hanno tutti insieme gridato: "No alla guerra!". E non domani, o domani l'altro, ma adesso, adesso, non quando ci sarà un cimitero ancora più grande di morti». Bassetti, arcivescovo di Perugia e Città della Pieve, ha salutato la numerosa comunità ucraina di rito greco-cattolico nella chiesa della Madonna delle Grazie. Presente anche il sindaco Andrea Romizi, che ha portato «l'abbraccio dell’intera città agli amici ucraini». Il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, ha detto che «sono tante le famiglie perugine che hanno dato e continuano a dare la disponibilità ad aprire le porte delle loro case per accogliere quanti arrivano dall’Ucraina». «E l’augurio - ha aggiunto - è che queste case restino vuote, perché la follia della guerra si fermi». Il cappellano della comunità ucraina cattolica, don Basilio Hushuvatyy, ha ringraziato i rappresentanti delle Istituzioni perugine per quanto si stanno prodigando ad organizzare l'accoglienza di profughi in fuga dalle atrocità della guerra, definendola una vera strage di innocenti, soprattutto di bambini.

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