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Mais e mangimi alle stelle: rischio chiusura per 9mila allevamenti pugliesi

I costi sono diventati una follia, è in atto una speculazione feroce, in tre giorni il prezzo del mais che occorre agli allevamenti per nutrire il bestiame è passato da 35 a 60 euro. A queste condizioni, le stalle dovranno chiudere e il bestiame portato al macello prima che deperisca per mancanza di nutrimento”. E’ Angelo Miano, allevatore di Lucera e associato CIA Agricoltori della Puglia, a esporre un caso esemplare e drammatico di ciò che sta accadendo in tutta la regione. Prima che scoppiasse la guerra, la situazione era già difficilissima, adesso sta raggiungendo un punto di non ritorno. Gli allevatori di Bari, Taranto, Lecce, Brindisi, Foggia, come quelli della BAT, si trovano in una condizione di drammatica difficoltà, posti di fronte al dilemma se chiudere o indebitarsi fino al collo per sostenere gli allevamenti. I danni sarebbero incalcolabili, con effetti irreversibili nella maggior parte dei casi.

A rischio collasso c’è l’intero comparto lattiero-caseario pugliese che conta oltre 2mila aziende con vacche e bufale, circa 3mila imprese con ovini e caprini da latte. In questo particolare settore, la maggioranza delle imprese si concentra nelle province di Bari e Taranto. Nel Foggiano e nel Barese si concentra la maggiore presenza di allevamenti ovicaprini. Il numero di capi allevati si attesta attorno ai 70mila bovini e bufalini, mentre registra oltre 300mila ovicaprini. Complessivamente, dunque, il rischio di non avere più le risorse necessarie a sfamare gli animali riguarda circa 370mila capi, considerando soltanto bovini, bufalini e ovicaprini.

In poche settimane, gli effetti devastanti della crisi che colpisce gli allevatori si riverseranno anche sulle circa 200 unità di trasformazione e raccolta del latte in tutta la Puglia. Il latte raccolto a livello regionale è stato destinato alla trasformazione industriale di prodotti lattiero-caseari e recentemente ha portato all’ottenimento di oltre 108.000 tonnellate di latte alimentare (pari al 4% del totale nazionale), a poco più di 1.000 tonnellate di burro e a quasi 40.000 tonnellate di formaggi, per la gran parte attinenti la categoria “freschi”. Il settore zootecnico regionale, considerato nel suo complesso, si compone di poco più di 9.000 allevamenti.

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