Domenica 06 Ottobre 2024

Giuliano Amato: l'invio di armi a un Paese sotto attacco? La Costituzione non lo vieta

Giuliano Amato

Al di là delle sue «tante tragiche sofferenze» il conflitto in Ucraina «getta non poche preoccupazioni sull'avvenire, anche per la tenuta degli ordinamenti costituzionali europei» .Ed è di «particolare importanza che rimanga salda la collaborazione reciproca delle Corti appartenenti all’Unione europea». Davanti al capo dello Stato e alle più alte cariche della Repubblica è il presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato a lanciare l’allarme sugli effetti anche di lungo periodo della guerra per la tenuta stessa dell’Europa e dei valori che rappresenta: libertà, democrazia, uguaglianza, stato di diritto, rispetto della dignità, dei diritti umani e delle minoranze. Lo fa nel passaggio conclusivo della relazione sull'attività della Corte nell’anno appena trascorso. Un tema quello del conflitto che tiene inevitabilmente banco anche nella tradizionale conferenza stampa al termine della cerimonia. E in cui Amato rispondendo alle tante domande dei giornalisti chiarisce che la Costituzione vieta all’Italia una guerra di aggressione, ma non l’invio delle armi a un Paese sotto attacco, come l’Ucraina, fermo restando che la priorità è la pace. Non lo dice in modo diretto ma lo spiega in punta di diritto. Se al nostro Paese «non fosse consentito per Costituzione di partecipare alla difesa di Paesi terzi aggrediti, sarebbero illegittimi per l’Italia sia l’articolo 5 del Trattato Nato, sia l’articolo 42 del trattato dell’Unione , il quale dice che qualora uno Stato membro dell’Unione subisca aggressione sul suo territorio, gli altri Stati sono tenuti a prestare aiuto con tutti i mezzi in loro possesso in conformità all’articolo 51 della Carta Onu che consacra il diritto di difendersi da un attacco armato». E per chiarire ancora il concetto richiama un precedente - l’invasione dell’Iraq da parte delle «democrazie» e la linea tenuta allora dall’Italia- per sottolinearne le differenze. «Ricordo che fu il presidente Ciampi, garante della Costituzione, a indicare al Governo come unico modo di intervento, in quel caso, di portare un ospedale e forze militari per la sua protezione. Ma attenzione allora si trattava di intervenire in un Paese, tra l’altro al fianco di altri che lo avevano invaso. Qui mi pare che ci sia una qualche differenza che dovrebbe essere valutata». I timori sulla Ue di Amato sono legati soprattutto ai Paesi "devianti» come l’Ungheria , che tendono a far prevalere le identità nazionali rispetto ai valori comuni e non rispettano le decisioni della Corte di giustizia europea: si rischia una "frattura» che farebbe diventare grave «l''indebolimento dell’Unione europea». Anche la giurisdizione internazionale mostra i suoi limiti. Se è indubbio che un’istruttoria potrà essere avviata sui crimini di guerra in Ucraina, potranno essere giudicate «le persone, non gli Stati», dice Amato ricordando il suo impegno per la nascita del tribunale penale internazionale. Al di là della guerra tra i tanti temi trattati nella relazione di Amato c'è quello dei figli delle coppie gay, con la rinnovata richiesta al Parlamento di intervenire con una legge . Tra i dati spicca l’aumento dei «moniti» della Corte alle Camere,(una parola non gradita ad Amato perchè «non siano la maestrina del Parlamento"). Ma il quadro dei rapporti con le Camere «è incoraggiante» perchè il legislatore «ha saputo dare alcune risposte» ,come dimostrano anche i lavori in corso sull'ergastolo ostativo , sul doppio cognome del figlio e sul suicidio assistito.

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