Lunedì 07 Ottobre 2024

La Casellati su Pasolini: "Sue domande ancora urgenti"

«La guerra non mi è mai sembrata tanto schifosamente orribile come ora: ma non si è mai pensato cos' è una vita umana?». Lo scriveva Pier Paolo Pasolini nel 1943 in una lettera al suo amico Franco Farolfi e lo ricorda oggi la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, in una lettera al direttore del Corriere della Sera in occasione dell’omaggio del Senato allo scrittore. "Sono parole dirette, che riecheggiano in tutta la loro verità, proprio in questi giorni in cui i dibattiti e le molteplici prese di posizione rischiano di esasperare gli animi, mentre le immagini delle donne e dei bambini in fuga, degli ospedali sotto le bombe, delle tante vittime innocenti si affacciano nelle nostre case. Già, cosa ne scriverebbe Pasolini oggi? Forse - afferma Casellati - avrebbe guardato con gratitudine a Papa Francesco, che il 27 marzo scorso, in occasione dell’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, ha affidato nella sua preghiera alla Vergine il popolo ucraino e anche quello russo, divisi dalla guerra ma uniti dalla stessa devozione. E ha invocato l’eliminazione degli ordigni nucleari. La rivolta morale contro tutte le guerre è uno dei momenti più alti di questo Pontificato, e non è difficile immaginare che Pasolini vi avrebbe unito la propria voce di eretico inquieto, di "usignolo" della Chiesa Cattolica (come recita il titolo di una sua giovanile raccolta di poesie)». E ancora, aggiunge la Presidente del Senato che incorre anche in una piccola gaffe parlando di "Gian Paolo Pasolini": «se è vero che in questi anni le nostre parole d’ordine sono diventate sostenibilità, transizione ecologica, economia circolare, è anche vero che la guerra in corso ci porta a confrontarci inesorabilmente sul nesso tra oro nero, gas e poteri globali, che Pasolini aveva fin troppo lucidamente descritto nella sua opera ultima, forse la più visionaria e profetica, intitolata non a caso Petrolio» . Infine c'è il Pasolini «cantore degli ultimi, dei diseredati, delle persone emarginate e indigenti, che lui in un certo senso mitizzava perché pensava di capirli meglio di altri. Il nudo dato delle statistiche ci dice che, anche in una società "affluente" come la nostra, si è ampliata in modo inquietante l'area dei cittadini che vivono in povertà, o che comunque soffrono situazioni di esclusione e dolorosa distanza da una esistenza dignitosa. In questi giorni la carenza di materie prime, non da ultimo quelle alimentari e il prezzo dell’energia si stanno abbattendo sulle famiglie, sulle imprese e sui prezzi generali, e quindi sulla vita di milioni di italiani. È certo che - mette in guardia la Presidente del Senato - se il negoziato non prevarrà e le armi non taceranno, a fare le spese della guerra saranno soprattutto i molti che già vivono in una situazione di svantaggio sociale».  

 

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