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Papa presente a veglia Pasqua ma non presiede: "Notti di guerra solcate da scie luminose di morte"

Il Papa questa sera è stato presente alla Veglia Pasquale ma non l'ha presieduta, diversamente da quanto era stato programmato. Il Rito ha avuto inizio nell’atrio della basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. È seguita la liturgia della Parola e la liturgia battesimale, nel corso della quale sono stati amministrati i sacramenti dell’iniziazione cristiana a sette neofiti provenienti dall’Italia, dagli Stati Uniti d’America, dall’Albania e da Cuba. Il Papa ha tenuto comunque l'omelia e dovrebbe amministrare i battesimi. Il resto della liturgia è stato affidato al cardinale Giovanni Battista Re.

L'omelia

«Molti scrittori hanno evocato la bellezza delle notti illuminate dalle stelle. Invece le notti di guerra sono solcate da scie luminose di morte. In questa notte, fratelli e sorelle, lasciamoci prendere per mano dalle donne del Vangelo, per scoprire con loro il sorgere della luce di Dio che brilla nelle tenebre del mondo». Lo ha detto Papa Francesco nel corso della veglia pasquale.
La prima celebrazione della veglia pasquale in Basilica dall’inizio della pandemia di covid ha visto la partecipazione di circa 5.000 persone. Alla veglia pasquale celebrata a San Pietro è presente in prima fila il sindaco della Melitopol occupata dai russi, Ivan Fedorov, con tre parlamentari ucraini: Maria Mezentseva, Olena Khomenko, Rustem Umerov. E’ a loro che, verosimilmente, Papa Francesco si è rivolto quando diceva a braccio: «Con Gesù, il Risorto, nessuna notte è infinita; e anche nel buio più fitto, brilla la stella del mattino. In questo buio che voi vivete, signor sindaco e signore e signori parlamentari, il buio oscuro della guerra e della crudeltà. Tutti noi preghiamo, con voi e per voi questa notte, preghiamo per le tante sofferenze, noi soltanto possiamo darvi la nostra compagnia, la nostra preghiera, incoraggiarvi». Il Papa ha anche chiesto di aprirsi alla speranza perché il dolore non avrà l’ultima parola. "Troppo spesso - ha detto - guardiamo la vita e la realtà con gli occhi rivolti verso il basso; fissiamo soltanto l’oggi che passa, siamo disillusi sul futuro, ci chiudiamo nei nostri bisogni, ci accomodiamo nel carcere dell’apatia, mentre continuiamo a lamentarci e a pensare che le cose non cambieranno mai. E così restiamo immobili davanti alla tomba della rassegnazione e del fatalismo, e seppelliamo la gioia di vivere. Eppure il Signore, in questa notte, vuole donarci occhi diversi, accesi dalla speranza che la paura, il dolore e la morte non avranno l’ultima parola su di noi». «Alziamo lo sguardo, togliamo il velo dell’amarezza e della tristezza dai nostri occhi, apriamoci alla speranza di Dio!», ha concluso il Papa.

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