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Prezzi alle stelle: Messina la città con l'aumento più alto per la pasta (+13%), Cosenza boom per il pane

Il conflitto in Ucraina ha fatto sentire in modo diretto i suoi effetti sui prezzi al dettaglio in Italia, colpendo alcuni beni di largo consumo come pasta, pane e olio di semi. Lo denunciano diverse associazioni dei consumatori anche se l’Osservatorio per i conti pubblici diretto da Carlo Cottarelli sottolinea come già prima del conflitto i prezzi delle materie prime in particolare fossero saliti molto, condizione che lascia presumere un lungo tempo di prezzi alti anche con l’attenuarsi delle tensioni nell’est Europa, comunque necessarie per riportare calma sui mercati dei beni e servizi.

Assoutenti sulla base degli ultimi dati forniti dal Mise ha stilato la classifica delle città dove i listini al dettaglio di questi 3 prodotti di largo consumo hanno subito incrementi più pesanti. La maglia nera dei rincari spetta senza dubbio all’olio di semi di girasole, che in soli due mesi, tra gennaio e marzo 2022, fa registrare aumenti di prezzo superiori al 40% a Verona e Lodi, tra il 20% e il 25% a Mantova, Cremona, Sassari, Novara e Vercelli e tra il +10% e il 20% in ben 19 province italiane. Una ondata di aumenti legata in modo diretto al conflitto in atto: Ucraina e Russia insieme rappresentano l’80% delle esportazioni mondiali di olio di semi di girasole, e il blocco delle importazioni si sta riflettendo sui prezzi ai consumatori attraverso rincari record in tutta Italia. Ma a crescere a ritmi sostenuti sono anche i listini della pasta: a Messina in soli due mesi è aumentata del +13%, a Venezia del +11%, e in generale ben 12 città registrano per tale prodotto incrementi superiori addirittura al tasso annuo di inflazione.

Va male anche sul fronte del pane: a Cremona tra gennaio e marzo il prezzo al chilo aumenta del +12,2%, a Cosenza del +8,7%, e incrementi superiori al 6% si registrano a Terni, Belluno, Lecco, Lodi. «A inizio conflitto avevamo denunciato il rischio di rincari proprio per quei prodotti realizzati con materie prime di cui Russia e Ucraina sono principali esportatori - afferma il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi - I numeri ufficiali ci danno oggi ragione: al di là dei record registrati da alcune province, gli aumenti dei prezzi di pane, pasta e olio di semi sono generalizzati e interessano tutte le città,. In tale contesto, il rischio di speculazioni sulla pelle dei consumatori è elevatissimo: per tale motivo invieremo il nostro report a Mr Prezzi, affinché indaghi sugli aumenti spropositati dei listini che in soli due mesi si sono abbattuti sulle famiglie». Secondo l’Osservatorio sui conti pubblici guidato da Carlo Cottarelli per il prezzo del gas naturale - sottolinea l'Osservatorio . l’80% dell’aumento considerato riflette quanto è avvenuto prima della guerra. La percentuale è molto alta anche per il petrolio (79%). Per il carbone metà dell’aumento è avvenuto prima della guerra. Guardando ai metalli ad eccezione del nickel, dove l’aumento post guerra è stato quasi la metà del totale, per gli altri l’aumento è per almeno quattro quinti dovuto a quanto avvenuto prima della guerra. Il prezzo di alluminio, rame e stagno è leggermente al di sotto di quello pre-guerra.

L’inflazione per i beni alimentari e le bevande analcoliche - sottolinea invece Unc, - «è decollata con un rialzo mensile dell’1,5%, salendo dal 5,8% di marzo al 6,7% di aprile. Tradotto in termini di aumento del costo della vita significa, per una coppia con due figli, una spesa aggiuntiva annua pari a 502 euro solo per mangiare e bere, per una coppia con un figlio la stangata per cibo e bevande è pari a 451 euro, 549 euro per una coppia con tre figli, 373 per una famiglia tipo». Se i prezzi per le famiglie corrono, l’aumento dei costi colpisce duramente l'intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove - spiega invece Coldiretti - si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli. «Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni», afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

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