Dieci anni fa fu arrestato per una truffa alle assicurazioni su falsi incidenti stradali. Oggi Alessandro Trerotoli, 49enne di Bari, è indagato per una maxitruffa sui bonus edilizi. La guardia di finanza, su delega della Procura barese, ha sequestrato all’imprenditore beni per oltre 140 milioni di euro, ritenuti l’illecito profitto ottenuto dalla cessione di circa 50 milioni di euro di presunti crediti di imposta fittizi per il "bonus facciate". La truffa sarebbe stata messa in piedi attraverso l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e conseguenti condotte di riciclaggio e autoriciclaggio. Complessivamente le persone coinvolte nel raggiro, non indagate e probabilmente ignare di tutto, sono 11, alle quali si aggiungono 13 società con sedi nel Lazio, in Lombardia, Puglia e Veneto, tutte oggi destinatarie di perquisizioni e sequestri di documentazione. L’indagine ha accertato che fino a novembre 2021, prima che cambiasse la legge del Governo sui bonus edilizi, Trerotoli tramite la sua società, la Unica Srl, avrebbe messo in piedi «un circuito fraudolento volto alla creazione, circolazione, monetizzazione e utilizzo in compensazione di crediti d’imposta inesistenti» per lavori edili sulle facciate di 116 immobili, in realtà mai eseguiti e, tra l’altro, commissionati da soggetti risultati privi di una capacità reddituale e finanziaria "idonea al sostenimento delle ingenti spese di rifacimento delle facciate, in relazione alle quali sarebbe maturato, in origine, il credito d’imposta successivamente ceduto all’indagato». «Per la facilità con cui i crediti fittizi sono stati creati e poi ceduti o ancora detenuti - secondo il procuratore Roberto Rossi e il sostituto Lanfranco Marazia che hanno coordinato le indagini - la loro circolazione è assolutamente assimilabile a quella delle banconote, ovvero dei titoli di credito falsi. Colpisce fortemente l’estrema facilità, emersa in modo disarmante dalle indagini svolte, con cui l’indagato sia riuscito a monetizzare e ad utilizzare in compensazione i crediti fiscali di origine illecita, acquisiti al suo patrimonio». A fronte, inoltre, della «assoluta incapienza» dei rettiti dell’indagato, è stato accertato che «in concomitanza alla attività di compravendita dei crediti d’imposta, ha acquistato, a distanza, 100 corone austriache d’oro del valore di 15.300 euro». L’urgenza di eseguire il sequestro è stata motivata dal fatto che l’imprenditore e la società risultano ancora «pienamente operativi» e nei rispettivi cassetti fiscali sono tuttora presenti crediti per circa 15 milioni di euro, con il rischio "che terzi ignari possano acquisire la disponibilità attraverso transazioni e pagamenti informatici rapidi e di ingente ammontare».