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L'ombra del clan Molè-Piromalli a Como. La Spumador in amministrazione giudiziaria

La Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria, sulla base del codice antimafia, della Spumador. Il decreto è stato eseguito dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Como, su delega della Dda di Milano. I giudici hanno rilevato «una grave situazione di infiltrazione mafiosa» nella società produttrice di bevande analcoliche da parte di esponenti dell’'ndrangheta che si sarebbero aggiudicati il controllo e le gestioni delle commesse di trasporto «conto terzi». Il provvedimento è legato alle indagini contro l’Ndrangheta in Lombardia, in particolare il clan Molè-Piromalli, della Squadra mobile di Milano e delle Fiamme gialle comasche, coordinate dall’aggiunto della Dda Alessandra Dolci e dai pm Sara Ombra e Pasquale Addesso che ha portato nel novembre 2021 al fermo di 54 persone.

Un grave regime di sopraffazione

Le indagini «danno conto dell’oggettiva agevolazione prestata» dalla Spumador «in favore di soggetti appartenenti a contesti di 'ndrangheta» i quali attraverso «il sistematico ricorso all’intimidazione e alla violenza fisica, hanno instaurato un grave regime di sopraffazione» nei confronti dei dirigenti e dei dipendenti della società. E’ quanto scrivono i giudici Fabio Roia (presidente)-Veronica Tallarida-Ilario Pontani della Sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale di Milano nel decreto con cui hanno disposto l’amministrazione giudiziaria della Spumador. «E' fuori di dubbio - sottolinea il collegio - che la direzione della Spumador fosse pienamente consapevole dell’infiltrazione dei fratelli Salerni in contesti malavitosi». Ciononostante, i dirigenti societari avrebbero omesso di «assumere iniziative volte a rescindere i legami commerciali con tali soggetti».

Situazione immutata dopo i 54 fermi di novembre 2021

Dopo l’esecuzione dei 54 fermi nel novembre 2021 nell’ambito dell’operazione «Cavalli di razza» contro la 'ndrangheta lombarda, «la situazione non è mutata apparendo francamente inspiegabile» come Spumador da una parte «continui ad intrattenere rapporto con un soggetto che è diretta emozione della famiglia Salerni» e dall’altra «abbia interrotto ogni rapporto con la Sea Trasporti, oggi gestita di fatto attraverso il commissario giudiziale dal tribunale di Milano». E’ quanto scrive la procura di Milano nella richiesta di amministrazione giudiziaria della Spumador. L’osservazione è contenuta nel decreto della Sezione autonoma misure prevenzione del tribunale con cui ha accolto l’istanza. «In sintesi - sostiene il pm Paolo Storari - anche a seguito dei provvedimenti cautelari, si registra ancora una grave inadeguatezza organizzativa che di fatto non consente alla società di poter operare sul mercato, scevra da situazioni di strumentalizzazione dell’attività aziendale».

L'affiliato alla 'ndrangheta: "Con i lavori alla Spumador arrivo a 5 milioni di guadagno"

«Faccio 400mila euro all’anno (...) ho chiuso con 4 milioni e 8 ... di fatturato ... stavo arrivando a 5 milioni». Così Antonio Salerni, presunto affiliato alla 'ndrangheta e finito in carcere in una maxi inchiesta contro le cosche lo scorso novembre, parlava intercettato nel maggio 2020
del «suo ruolo di forza all’interno di Spumador» per il "monopolio" delle commesse sui trasporti merci, anche attraverso "padroncini" fatti entrare da lui, garantendogli un considerevole aumento di fatturato». Lo si legge nel provvedimento del Tribunale di Milano che ha portato la nota azienda di bevande gassate in amministrazione giudiziaria. Per la prima volta la Sezione misure di prevenzione del Tribunale ha preso questo tipo di decisione nei confronti di un’azienda che è stata sì vittima delle intimidazioni dei clan, ma che, anche dopo gli arresti di fine novembre, avrebbe continuato ad avere rapporti contrattuali «con ulteriori soggetti, a loro volta legati» ai fratelli Salerni (finiti in carcere e a cui era riconducibile la Sea Trasporti), tra cui Giampiero Crusco e la Grsa srl. Società quest’ultima che proprio da novembre in poi ha avuto un «aumento esponenziale» degli importi fatturati alla Spumador. Tramite le intercettazioni e le testimonianze di dirigenti e dipendenti, i giudici hanno accertato una «oggettiva agevolazione» da parte di Spumador «in favore» di presunti affiliati alla 'ndrangheta, che ricorrevano sistematicamente "all’intimidazione e alla violenza fisica", instaurando così un "grave regime di sopraffazione" nei confronti della stessa
azienda.

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