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Francia: respinta richiesta estradizione 10 ex terroristi italiani. Ecco chi sono

Nella foto: Roberta Cappelli, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti, Alimonti Giovanni e Raffaele Ventura. Sopra: Giorgio Pietrostefani, Marina Petrella, Bergamin, Enzo Calvitti e Maurizio Di Marzio.

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La Corte d’Appello di Parigi ha respinto le richieste di estradizione per i dieci ex terroristi di estrema sinistra italiani rifugiati nel Paese. La Chambre de l’Instruction della Corte ha fatto riferimento aagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Si tratta di Giorgio Pietrostefani (68 anni), non presente in aula per motivi di salute, Enzo Calvitti (67), Narciso Manenti (65), Giovanni Alimonti (66), Roberta Cappelli (66), Marina Petrella (67), Sergio Tornaghi (63), Maurizio Di Marzio (60), Raffaele Venturi (70), Luigi Bergamin (72).

Grida di gioia, abbracci e lacrime in aula a Parigi alla lettura della sentenza che potrebbe aver messo fine alla quarantennale vicenda degli ex terroristi italiani degli anni di piombo. Dopo un anno e 3 mesi dall’operazione "Ombre Rosse", cominciata ad aprile 2021 - con la quale i governi di Italia e Francia avevano sbloccato la vicenda dando il via alla richiesta di estradizioni -, la giustizia francese ha respinto in blocco tutte le richieste per i 10 ex terroristi. In aula, ci sono stati abbracci dei protagonisti con mariti, mogli, figli e qualche nipote: molti hanno pianto. Altri, rimasti fuori, hanno esultato quando hanno capito che per tutti c'era stata la non accettazione della richiesta italiana. «Sono contentissimo per il mio cliente - ha detto l’avvocato Jean-Louis Chalanset, che difende Enzo Calvitti - ho temuto che andasse in carcere a finire i suoi giorni». Per William Julié, l'avvocato che rappresentava l’Italia, «aspettiamo di vedere se la procura farà appello in Cassazione».

Jean-Louis Chalanset  ha dichiarato che «è stata un po' una sorpresa per tutti perchè ci si aspettava un altro rinvio». «Ma siamo molto contenti, è una decisione normale - ha aggiunto -. Francia e Italia avevano una volontà comune, hanno fatto un accordo politico sull'estradizione di queste persone, ma la giustizia oggi ha dimostrato di essere indipendente dalla linea politica del governo», ha continuato Chalanset. Ora la procura francese ha cinque giorni di tempo per fare ricorso in Corte di cassazione.

Nuova vita in Francia, chi sono i 10 che non tornano

Dal fondatore di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, ritenuto il mandante dell’omicidio Calabresi, a Sergio Tornaghi, della colonna Walter Alasia, e Narciso Manenti, condannato all’ergastolo per l’omicidio a Bergamo dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri. Erano i leader degli Anni di Piombo, quelli del terrorismo e delle esecuzioni per strada, i più difficili per Milano e per l'Italia, i dieci ex terroristi per i quali è stata oggi negata l'estradizione in Italia dalla Francia. Responsabili di attentati e omicidi, che non si possono dimenticare, Oltralpe si sono rifatti una vita normale, tra lavoro e famiglia.

GIORGIO PIETROSTEFANI, abruzzese di 78 anni da giovane promettente tennista e incarichi da dirigente in prestigiose aziende, è forse il nome più noto, perché legato a una delle pagine più buie della storia italiana, quella dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Condannato in via definitiva in Italia come mandante di quel delitto, in Francia ha avuto residenza regolare e ha sempre lavorato, conducendo quella che il suo amico ed ex leader di Lotta Continua Adriano Sofri ha definito «la vita discreta di un vecchio uomo e nonno». Di recente sembra avere avuto alcuni problemi di salute, che l'hanno portato anche ad un trapianto di fegato. A Parigi ha incontrato Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi, ma di quel faccia a faccia non è mai stato rivelato il contenuto.

In Francia ha trovato casa, moglie e un lavoro da giardiniere, NARCISO MANENTI, 64 anni, ritenuto colpevole dell’omicidio a Bergamo, nel marzo 1979, dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, 50 anni, ucciso davanti al figlio 14enne in uno studio medico doveva aveva fatto irruzione con l'intento di sequestrare un medico che prestava servizio presso gli Istituti penitenziari di Bergamo.

MARINA PETRELLA, la 67enne ex Br responsabile in base alle condanne dell’omicidio del generale Galvaligi, lavora oggi per un’associazione che si occupa di problematiche legate agli anziani. Dopo aver sposato il brigatista Luigi Novelli, ebbe in carcere in Italia una prima figlia e, dopo essere scappata in Francia, ne ha avuto un’altra nata da una seconda unione. La sua prima figlia si è battuta per l’amnistia della madre, fin da a quando nel 2008 l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy fermò l’estradizione di Petrella in Italia per «ragioni umanitarie": in quel periodo era ricoverata in gravi condizioni fisiche.

Pendono le stesse accuse su ROBERTA CAPPELLI, 65 anni, impegnata Oltralpe come insegnante di sostegno per i bambini disabili.

GIOVANNI ALIMONTI, 66enne accusato del tentato omicidio di un vicedirigente della Digos, ha lavorato come cameriere in un ristorante di Parigi, ma ha fatto anche il traduttore.

Fa il ristoratore MAURIZIO DI MARZIO, ex brigatista rosso oggi sessantenne, il cui nome è legato all’attentato al dirigente dell’ufficio provinciale del collocamento di Roma Enzo Retrosi, nel 1981. E, soprattutto, al tentato sequestro del vicecapo della Digos della capitale Nicola Simone il giorno dell’Epifania del 1982. Nuova vita, che non cancella quanto fatto in gioventù, anche per ENZO CALVITTI, molisano di 67 anni; SERGIO TORNAGHI, condannato all’ergastolo per banda armata e anche lui protetto dalla cosiddetta dottrina Mitterand; RAFFAELE VENTURA, 70 anni, ultima residenza Montreuil, nella regione dell’×le-de-France, condannato per concorso morale nell’omicidio a Milano del vicebrigadiere Antonio Custra; e LUIGI BERGAMIN, 73 anni, il terrorista veneto ex ideologo dei Pac che ideò l’omicidio del maresciallo Santoro e partecipò all’esecuzione di Sabbadin.

 

Tajani: no ad estradizione è un atto gravissimo

«Negare l’estradizione da parte della Francia ad un gruppo di terroristi rossi è un atto gravissimo che non ha nulla a che vedere con il garantismo e la libertà di espressione sempre difesi da Parigi. Qui si tratta di partecipazione attiva ad un progetto criminale ed eversivo». Lo scrive su Twitter il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.

Salvini: proteggere chi ha ucciso è una vergogna

«Altro che "solidarietà europea", proteggere terroristi che hanno ucciso in Italia è una vergogna, uno schifo». Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini

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