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Gazprom taglia ancora il gas all'Ue: flussi ridotti del 20%, prezzi alle stelle

A neanche una settimana dal ripristino dei flussi verso l’Europa Gazprom torna a brandire l'arma del gas e annuncia, per mercoledì, la riduzione al 20% delle forniture attraverso il Nord Stream. La causa, è la spiegazione di Mosca, è che una nuova turbina, dopo quella riparata in Canada, necessita di manutenzione. Ma per l’Europa sono solo bugie. Anzi, per Bruxelles, la mossa del colosso energetico russo non fa che confermare l’urgenza del pacchetto di emergenza per la riduzione dei consumi di gas, che sarà sul tavolo dei ministri europei dell’Energia. Un pacchetto sul quale la Commissione e la presidenza ceca puntano ad un’intesa unanime. «Non c'è un piano B, ci prepariamo allo scenario peggiore e serve solidarietà», hanno sottolineato fonti dell’Ue.

A Bruxelles non è sfuggita la coincidenza temporale del taglio alle forniture annunciato da Gazprom: mercoledì, ovvero il giorno dopo quel Consiglio Affari Energia chiamato proprio ad approvare il piano per essere meno dipendenti dai russi. Per la Germania «non c'è alcuna ragione tecnica» che giustifichi la mossa di Mosca. E non sono bastate neppure le diverse eccezioni - motivate con la volontà di facilitare l’export del grano - apposte da Bruxelles nell’ultimo pacchetto di sanzioni anti-russe per smussare l’arma energetica del Cremlino. Gazprom dapprima ha premesso di aver ricevuto i documenti da Siemens sulla turbina riparata in Canada ma di non aver fugato i suoi dubbi sui rischi legati alle sanzioni Ue. E, poco dopo, ha affondato il colpo annunciando il taglio dei flussi al 20%. L'effetto sui prezzi è stato immediato. I future sul gas alla borsa di Amsterdam, sono schizzati del 5,1% a 168 euro al megawattora, dopo aver toccato un massimo di 170,6 euro (+6,7%). La mossa di Gazprom, tuttavia, potrebbe fare da sponda ad Ursula von der Leyen nella ricerca di un accordo sul piano 'salviamo l’invernò.

L’ultima bozza del testo approdata alla riunione degli ambasciatori dei 27 (Coreper) sembrerebbe andare nella direzione auspicata dal nutrito fronte degli Stati contrari, in cui figurano tutti i Paesi del Mediterraneo. Formalmente, hanno spiegato fonti europee, il controverso taglio ai consumi del 15% resta uguale per tutti (e obbligatorio in caso di allerta) ma, ad accompagnarlo, potrebbe essere un sistema di deroghe che coinvolgerebbe diversi Stati, Italia inclusa. Secondo le primissime stime la deroga, per Roma, potrebbe portare ad una riduzione di otto punti percentuali. Nella bozza emendata, inoltre, il potere di chiamare l’allerta non sarebbe più in capo alla Commissione. L’esecutivo europeo, o in alternativa almeno cinque Stati membri, possono proporre la fase di emergenza, ma questa va comunque approvata a maggioranza qualificata dal Consiglio Ue. Andare oltre nella mediazione, tuttavia, per la Commissione sarebbe difficile. «Sappiamo che abbiamo gli occhi del mondo su di noi, non c'è un piano B. Domani è un 'all-in', ha sottolineato un alto funzionario europeo. Mentre il portavoce dell’esecutivo Ue, Eric Mamer, commentando la nuova mossa di Gazprom, ha rimarcato: «E' esattamente il tipo di scenario a cui si riferiva la presidente Ursula von der Leyen e conferma la necessità del piano e della solidarietà». I vertici dell’Ue vorrebbero che dal Consiglio Energia di martedì uscisse una forte risposta politica. Per questo, nonostante per l’ok al pacchetto basti la maggioranza qualificata, puntano ad un’approvazione unanime.

Per rassicurare l'Italia, nel testo ci sarebbe anche un riferimento al lavoro della Commissione sul price cap al gas. «I leader ci hanno chiesto di prenderlo in considerazione e lo stiamo facendo», ha spiegato von der Leyen. Anche se, per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, con un governo dimissionario la partita, a settembre, sarà più difficile. «Avendo fatto cadere governo è molto più difficile stare ai tavoli internazionali», ha sottolineato il titolare della Farnesina.

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