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Detenuto a rischio suicidio recluso in cella senz'aria, tra formiche e lo scarico rotto

La branda, su cui era appoggiato il materasso sudicio e logoro e coperto da fogli di giornali al posto delle lenzuola, come unico elemento di arredo. Nemmeno un tavolino e uno sgabello per consumare i pasti.

La branda, su cui era appoggiato il materasso sudicio e logoro e coperto da fogli di giornali al posto delle lenzuola, come unico elemento di arredo. Nemmeno un tavolino e uno sgabello per consumare i pasti. Sul pavimento i piatti coperti di sporcizia accumulata da tempo. Formiche in tutta la stanza, il water con lo scarico rotto, il lavandino intasato e l’unica finestra della stanza sigillata, senza passaggio d’aria, con una temperatura insopportabile.

Per tre giorni un detenuto del carcere di Regina Coeli di Roma, ha vissuto così. In condizioni di «totale degrado strutturale ,mancanza di igiene e insalubrità assoluta», tali da spingere il Garante delle persone private della libertà a recarsi in procura: perché sono stati violati i suoi diritti umani, cioè dignità e salute. La scoperta è avvenuta con una visita ad hoc nella Sezione Ottava del carcere romano compiuta il 18 luglio scorso da una delegazione del Garante, composta da Daniela De Robert e Emilia Rossi.

Il detenuto era nella stanza numero 1 destinata a chi è a rischio suicidio o manifesta disagio psico-sociale . Lui si trovava in quella cella per aver tentato qualche giorno prima di togliersi la vita ,ma sul punto il Garante non nasconde i suoi dubbi: l’uomo si era stretto al collo un lenzuolo alla presenza del comandante del reparto e di un commissario; per questo il suo più che un tentativo di suicidio, sarebbe stato "un gesto di protesta" Il rapporto che il Garante ha inviato ai vertici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e che probabilmente ha consegnato anche ai pm di Roma descrive nel dettaglio il degrado della stanza di pernottamento, in «uno stato tale da non consentire la permanenza di una persona senza violarne gravemente la dignità e la salute": «le pareti imbrattate per tutta la loro estensione, di macchie di varia natura, anche organica» , lo scarico del water rotto «da giorni" con il detenuto costretto a usare i piatti di plastica dei pasti consumati per buttarvi un pò di acqua, il lavandino «colmo di acqua sporca» , nessun corredo per il letto, solo un telo «ormai consunto».

E nei tre giorni in cui l’uomo è stato ristretto in un ambiente in cui , anche nelle migliori condizioni, la permanenza dovrebbe essere limitata a «poche ore», non ha fatto "nessuna uscita ai passeggi» né avuto «nessun accesso alle docce». Un primo effetto il rapporto del Garante lo ha ottenuto: la stanza numero 1 è stata «immediatamente liberata e sottoposta a interventi di sistemazione e bonifica», come comunicato dal vicecapo del Dap Carmelo Cantone. Ancora troppo poco rispetto alle raccomandazioni del Garante, che chiede di disattivare anche le altre stanze analoghe, procedere «prioritariamente alla ristrutturazione e al risanamento» e prevedere stanze senza suppellettili «esclusivamente nell’area sanitaria, considerata la finalità dell’assegnazione a tali stanze e le connesse esigenze di monitoraggio sanitario costante».

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