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Caro energia, l'allarme dei sindaci: 350 mln di euro o taglio dei servizi

Il Governo vari uno stanziamento straordinario di 350 milioni di euro «per compensare l’impennata delle nostre spese energetiche», altrimenti i sindaci «saranno costretti a tagli dolorosi dei servizi pubblici a tutto danno dei cittadini, in vista di un autunno che già si prospetta molto difficile e preoccupante». La richiesta arriva dai presidenti di Anci ed Upi, Antonio Decaro e Michele De Pascale, mentre l'Esecutivo lavora ad un nuovo decreto per contrastare il caro-bollette. Il grido d’allarme di Comuni e Province si aggiunge a quelli di famiglie, imprese e commercianti alla prese con l’impennata dei prezzi dell’energia. Già, perchè le bollette arrivano anche ai sindaci. E sono cresciute al punto da diventare insostenibili, come spiega il primo cittadino di Taormina, Mario Bolognari.

«Il Comune - fa sapere - ha ricevuto una richiesta di pagamento di fornitura di energia elettrica, comprensiva dell’illuminazione pubblica, per un totale di 589.176,15 euro. Sono bollette emesse a maggio, giugno e luglio 2022. Se le imprese e le famiglie stanno subendo una stangata senza precedenti, i Comuni, così procedendo, andranno tutti in grave sofferenza». Senza un intervento dello Stato, aggiunge, «il risultato potrebbe essere che imprese e famiglie pagheranno anche questi aumenti sotto varie forme di tariffe e tasse. Quando abbiamo fatto il bilancio avevamo previsto un aumento dei costi energetici, ma non di queste proporzioni. Un’altra tegola che rischia di far saltare i conti 2022». Anci ed Upi adombrano «tagli dei servizi pubblici» senza il nuovo stanziamento.

«Famiglie e imprese - ricordano Decaro e e Pascale - stanno già soffrendo le conseguenze del continuo aumento dei costi dell’energia e sappiamo che il governo sta mettendo a punto provvedimenti urgenti. È indispensabile che fra questi sia compresa una misura di sostegno per i Comuni e le Province, in assenza della quale i bilanci degli enti locali sono destinati a saltare». Lo scorso 10 febbraio migliaia di Comuni avevano aderito all’iniziativa lanciata dall’Anci di spegnere per mezzora le luci di edifici o monumenti rappresentativi delle città per sensibilizzare il Governo sugli effetti del caro-bollette sui bilanci delle amministrazioni. Quasi sette mesi dopo la situazione non è certo migliorata, anzi i costi dell’energia si sono spinti sempre più in alto. E l’opzione di spegnere le luci delle città potrebbe non essere più una provocazione ma una necessità per far quadrare i conti dissestati. Già da tempo diversi Comuni hanno adottato una serie di misure per tagliare i costi di luce, riscaldamenti e condizionatori. Il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli, ha tranquillizzato su un ipotetico taglio al riscaldamento e luce nelle scuole pubbliche di proprietà del Comune. «Prima interverremo sugli uffici pubblici, sui mercati, servizi rivolti agli adulti. La scuola è all’ultimo posto», ha detto.

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