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'Ndrangheta a Milano, le minacce di Davide Flachi: "Ti brucio insieme a tutta la palazzina"

«E' già tanto che entri ancora in Comasina ad abitare, hai capito? (...) ti piglio la testa e te la faccio volare pezzo di me... (...) metti le mani in tasca e pensi di farmi il lavoro a me. Io il lavoro lo faccio io a te e a tutta la tua settima generazione (...) vattene a lavorare e chiudi tutti i discorsi, tutti!».

Con questi toni minacciosi Davide Flachi, 43 anni e figlio di Pepè Flachi (il boss della Comasina nato a Reggio Calabria nel 1951 e morto a gennaio 2022), boss della 'ndrangheta della Comasina, quartiere di Milano, si sarebbe rivolto a Davide Volpe, 33 anni, e anche lui tra i 13 fermati nell’inchiesta milanese con al centro traffici di droga, «detenzione di armi» ed «estorsioni con azioni intimidatorie». Nel decreto di fermo a Flachi vengono contestati diversi reati, tra cui il traffico di droga, e con l’aggravante del metodo mafioso (non ha in questa indagine la contestazione di associazione mafiosa, per cui è stato già condannato in passato). Di lui, come emerge da un’intercettazione del 2020, Antonino Chirico, un altro dei fermati, dice: «quando uno è potente così la gente non esce di casa, ha paura ... ma non di lui del gruppo ... del nostro gruppo».

Flachi, sulle orme del padre, come scrivono i pm, «è ben consapevole che è lui che comanda a Comasina». Il "confronto" con Volpe, come risulta da un’intercettazione captata nella carrozzeria di Cormano (sequestrata dalla Gdf), era terminato con un pestaggio da parte del presunto boss. «Ti brucio insieme a tutta la palazzina che hai qua dentro», è un’altra delle frasi intimidatorie pronunciate da Flachi che puntava ad acquistare un terreno, come si legge negli atti della Procura.

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