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Corte penale internazionale, Hofmański a Siracusa: "Sulla guerra in Ucraina indagini in corso"

Ezechia Paolo Reale, Piotr Hofmański, Jean-François Thony

Il giudice Piotr Hofmański, presidente della Corte penale internazionale, a Siracusa per celebrare il 50esimo anniversario della fondazione del Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights.

La Corte penale internazionale è stata fondata nel 2002. Ed è stato anche il risultato dei lavori preparatori avvenuti anche qui a Siracusa, in questo Istituto. Quale è stato il ruolo del Siracusa International Institute che oggi celebra i 50 anni della fondazione?

"Siracusa era in quel momento il centro del diritto penale internazionale ed anche l’Associazione penale di diritto internazionale è legata allo sviluppo di una Corte penale internazionale. L’idea di crearla è nata qui a Siracusa grazie a Cherif Bassiouni che è considerato da tutti noi come il padre della Corte".

Il ruolo della Corte penale nel complesso scenario internazionale? Come la mancanza collaborazione degli Stati o il mancato riconoscimento (come giurisdizione) di alcuni Stati come la Russia possono influire.  

"Come succede per le organizzazioni internazionali dipende da quanti sono stati gli Stati firmatari. Nel caso della Corte sono 123 gli Stati che sono firmatari dello Statuto della Corte. E sono tanti ma non è ancora una copertura universale che è il nostro obiettivo, perché rafforzerebbe notevolmente il sistema. E spero succeda. Altro argomento è la mancanza di cooperazione che rende effettivamente molte cose difficili perché la Corte internazionale si affida agli Stati membri per l’attuazione di alcune decisioni, quindi la cooperazione è importantissima perché non abbiamo delle forze di polizia e gli Stati hanno interroga  l’obbligo di cooperare con noi per l’applicazione delle nostre decisioni ma ci sono anche Stati firmatari che non sono pronti e questo crea dei problemi. Ancora più difficile quando l’applicazione delle nostre decisioni riguarda Stati non firmatari".

La Corte lavora ma la giurisdizione così ampia e vicende così complesse hanno portato a pochi casi trattati e poche condanne. Come presidente della Corte cosa le piacerebbe cambiare?

"La Corte non è stata mai creata per trattare tutte le atrocità che vengono commesse nel mondo. Deve essere considerata come una Corte di ultima istanza, un lavoro complementare rispetto ai Tribunali nazionali. La prima giurisdizione spetta sempre agli Stati in cui il reato è stato commesso. E solo laddove si rileva che non è possibile processare le persone incolpate di quel reato all’interno dello Stato che la Corte interviene. Quindi non solo dobbiamo essere considerato come Tribunale di ultima istanza ma il nostro ruolo è anche incoraggiare i Tribunali statali a portare avanti l’azione penale nei confronti di questi criminali".

Ucraina. C’è una richiesta di giustizia che arriva da tutto il mondo. Come si sta muovendo la Corte penale internazionale?

"Come ben sapete io, in quanto presidente della Corte, non posso dire assolutamente nulla sui casi in corso. La situazione è tale per cui c’è il procuratore che sta svolgendo le indagini e di più non posso dire. Siamo in una fase di indagine".

Si arriverà ad individuare i responsabili?

"Non lo sappiamo. Stiamo aspettando le decisioni dell’ufficio del procuratore".

Siracusa e la Sicilia continuano ad essere terra di mezzo per l’accoglienza di migliaia di persone. Come si guarda a questo fenomeno che non ha tregua. 

"Ovviamente non è una problematica che ricade nelle nostre attività. Posso parlare a titolo personale come cittadino dell’Unione Europa: dobbiamo aiutare queste società affinché questo fenomeno venga arginato".

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