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Sosta selvaggia rallenta ambulanza, a Napoli muore una donna

Hanno provato in tutti i modi a spostare quelle auto che bloccavano la circolazione, finanche a mano. Una prima ambulanza è rimasta bloccata. Una seconda ambulanza è stata fatta intervenire ma è rimasta comunque bloccata. Venti minuti il ritardo accumulato per riuscire a oltrepassare un imbuto che era stato creato da auto in sosta selvaggia. Venti minuti che, secondo la denuncia dell’associazione Nessuno Tocchi Ippocrate, a Napoli hanno causato il decesso di una donna per la quale era stato chiesto il soccorso. Non è la prima volta che a Napoli la corsa delle ambulanze viene, se non arrestata, quanto meno rallentata dalle auto parcheggiate in maniera irregolare o da veicoli che non si spostano affatto per agevolare il passaggio dei mezzi di soccorso. Anche stamattina, in salita Pontecorvo, le sirene hanno suonato a tutto spiano ma nonostante questo nessuno è corso per spostare l’auto parcheggiata. «E' un fatto gravissimo, mai capitato prima. Le ambulanze, spesso, per questi episodi di inciviltà sono arrivate in ritardo, le condizioni del paziente per questo si sono aggravate ma una morte a quanto ricordi mai - dice Manuel Ruggiero, presidente di Nessuno tocchi Ippocrate - questa morte deve essere considerata un omicidio stradale. Gli operatori del 118 ogni giorno si trovano a dover affrontare questa situazione, proprio in Salita Pontecorvo ma anche nei Quartieri Spagnoli, lungo la Salita Cagnazzi. E quando riescono ad arrivare vengono pure aggrediti, accusati di aver causato loro i ritardi nei soccorsi. La gente dovrebbe sapere che le ambulanze partono 30 secondi dopo la richiesta di soccorso e se arrivano in ritardo è colpa di quegli incivili che non si spostano neanche quando dobbiamo passare». Stamattina al 118 qualcuno aveva chiamato per il malore della donna. Aveva segnalato una perdita di conoscenza. Da qui la corsa dei soccorsi, poi fermata. «L'equipaggio, anche se in ritardo è arrivato sul target, ma sono risultate inutili le manovre di rianimazione cardio-polmonare - dice ancora Ruggiero - inviteremo la famiglia a denunciare perché se non ci fossero state quelle auto e i soccorsi fossero arrivati in tempo, forse la signora poteva essere salvata». Tanti i commenti di rabbia e indignazione al post dell’associazione che quasi ogni giorno segnala episodi di aggressioni al personale sanitario. «Sono bestie, denunciateli», ed ancora «questa è una città dove ognuno fa quel che vuole».

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