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Nuovi raid sulle infrastrutture ucraine, gravi danni. Kiev: "Limitare i consumi energetici"

La strategia del caos di Vladimir Putin continua a funestare l’Ucraina. All’indomani della pioggia di bombe che ha messo in ginocchio le reti energetiche del Paese e provocato 19 vittime accertate e più di cento feriti, i raid di Mosca sono tornati a prendere di mira le infrastrutture civili strategiche. Attacchi rivendicati dalla Difesa russa, secondo cui «tutte le strutture designate sono state colpite», e hanno provocato «gravi danni» alla produzione nazionale di energia, secondo le autorità di Kiev, che hanno invitato la popolazione a «limitare» i consumi per evitare il collasso della rete elettrica. Mosca minaccia però una mano ancora più pesante, promettendo una «risposta dura» in caso di nuovi colpi alle proprie infrastrutture, dopo l’esplosione di sabato sul ponte di Crimea.

Una possibile «ulteriore escalation» su cui davanti al G7 ha lanciato l’allarme il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, mentre il governatore della regione russa di Belgorod ha già offerto un potenziale movente per nuove rappresaglie, denunciando un raid contro una «sottostazione» nella cittadina di Shebekino, 7 km dal confine, che ha lasciato al buio duemila persone. Gli attacchi hanno intanto preso di mira diverse oblasti ucraine, dall’ovest, vicino al confine con la Polonia, al sud e all’est. Senza elettricità è rimasta a lungo Leopoli, dopo «un attacco a strutture energetiche» che ha lasciato un terzo della città senza luce né acqua. «I russi hanno lanciato missili sulle infrastrutture dei distretti di Pavlograd e Kamian: ci sono gravi distruzioni», ha denunciato anche il governatore di Dnipro, mentre droni kamikaze hanno colpito la centrale termoelettrica di Ladyzhyn nella regione di Vinnytsia, nell’Ucraina centro-occidentale, danneggiando l’impianto elettrico e causando almeno 6 feriti. Nuovi attacchi missilistici anche a Zaporizhzhia, con almeno 15 esplosioni che hanno scosso la città, prendendo di mira secondo il governo «un istituto scolastico, un istituto medico ed edifici residenziali" e causando almeno una vittima. A più riprese, le sirene antiaeree sono tornate a risuonare anche a Kiev. Esplosioni sono state udite da Rivne, nell’ovest, alla città natale di Zelensky nel sud, Kryvyj Rih. I servizi d’emergenza del Paese hanno diramato messaggi avvertendo di un’alta probabilità di attacchi per tutto il giorno e invitando la popolazione a restare nei rifugi. «Per il secondo giorno consecutivo, lo Stato terrorista continua il suo massiccio attacco alle infrastrutture energetiche», ha denunciato il premier ucraino Denys Shmyhal, secondo cui l’elettricità è stata comunque ripristinata in 3.800 insediamenti su 3.900 tra città, villaggi e paesi colpiti da blackout. Ma la fragilità delle reti energetiche in questo momento viene ribadita da Kiev. Nel mirino resta anche la centrale nucleare di Zaporizhzhia.

Nel giorno dell’incontro tra Putin e il direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi, l’Ucraina ha denunciato il sequestro del vicedirettore dell’impianto responsabile delle risorse umane, Valery Martyniuk, che verrebbe tenuto in un luogo segreto per essere interrogato sui dipendenti con l’obiettivo di costringerli a lavorare al più presto per i russi: una sorte analoga a quella del direttore della centrale, Ihor Murashov, rapito e poi cacciato dalla centrale controllata da Mosca perché accusato di collaborare con i servizi ucraini. Sul terreno, intanto, le forze ucraine continuano a setacciare i centri ripresi dopo mesi ai russi. La procura generale di Kiev ha riferito di aver trovato una camera di tortura ed esumato 78 corpi nel Donetsk, compresi quelli di alcuni minori, tra cui una bimba di un anno seppellita con i familiari, alcuni dei quali presentavano segni di morte violenta.

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