Mercoledì 27 Novembre 2024

Messina, l'untore sieropositivo e la morte dell'avvocatessa. Il pg: "Sentenza di primo grado da annullare"

Il tribunale di Messina

"Una sentenza da annullare" . È questo il pensiero del procuratore generale facente funzione Maurizio Salamone, e il magistrato dell'accusa l'ha espresso questa mattina al primo atto del processo d'appello che vede imputato a Messina il 57enne Luigi De Domenico. Si tratta della vicenda definita "dell'untore", ovvero l'uomo accusato di omicidio volontario per aver nascosto la sua sieropositività ad una delle compagne, l'avvocatessa messinese 47enne che poi morì di Aids, perché non si riuscì a curare sconoscendo la causa della sua malattia. Una svolta clamorosa dopo la condanna di primo grado a 22 anni di carcere per omicidio. Ma in questi mesi, tra il processo di primo grado e quello d'appello, il difensore dell'uomo, l'avvocato Carlo Autru Ryolo, ha trovato un "tarlo" nella sentenza di primo grado: due dei giurati della corte d'assise  hanno compiuto 65 anni d'età nel corso del processo, superando quindi il limite massimo anagrafico consentito dalla legge per far parte della giuria ed emettere la sentenza. E questa problematica giuridica l'ha devoluta adesso ai giudici di secondo grado. L'udienza di oggi in appello si è aperta con la relazione introduttiva, durata oltre due ore, del presidente della sezione penale, il magistrato Carmelo Blatti, che compone il collegio d'appello insieme alla collega Silvana Cannizzaro. Poi ha preso la parola il magistrato dell'accusa, che s'è occupato sostanzialmente della questione preliminare tecnica sull'età del giurato, non affrontando il merito della vicenda. La richiesta avanzata dal Pg Salamone è rimasta sospesa, adesso sarà la corte a dover decidere se la sentenza di primo grado è da annullare o si può andare avanti. La prossima, drammatica udienza, è fissata per il 29 novembre. Quel giorno sono previsti gli interventi della parte civile, i familiari dell'avvocatessa deceduta tra atroci sofferenze, con gli avvocati Bonni Candido ed Elena Montalbano, e del difensore di De Domenico, l'avvocato Carlo Autru Ryolo.

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