E’ un dilemma per il momento la morte di Felice Orlando, 49enne operaio ucciso mentre era a caccia vicino a casa, a Castel Bolognese. Il suo cadavere è stato trovato dai familiari ieri nella tarda mattinata, dopo che l'uomo era scomparso dal pomeriggio del giorno prima, sabato. I suoi cani erano ancora nei pressi, come a vegliarlo. Il corpo era a circa duecento metri dall’abitazione, in un frutteto, alla stessa distanza, pressapoco, da una strada. Sul corpo sono state rilevate due ferite di fucile a pallini, uno alla nuca e uno alla schiena. Una circostanza che fa pensare a una sorta di esecuzione. Il suo (o i suoi fucili), invece, non sono stati ritrovati e per buona parte della giornata i carabinieri hanno cercato setacciando la zona, tra filari di viti e piantagioni di kiwi. Sul posto anche vigili del fuoco, cani molecolari e droni, alla ricerca di tracce utili.
Il nucleo investigativo dell’Arma ravennate insieme ai militari della stazione del paese, coordinati dal procuratore Daniele Barberini e dal pm di turno Silvia Ziniti, sta esplorando varie piste possibili, cercando di ricostruire eventuali attriti che la vittima poteva avere. Sono state sentite diverse persone, in particolare i vicini. Apparentemente Orlando non aveva liti o controversie in atto, né sul lavoro e neppure con la moglie da cui si era separato. Nel pomeriggio è stata eseguita l’autopsia, fondamentale per ricostruire le cause esatte della morte, ma anche quando è avvenuto l’omicidio, individuando un range temporale. Nessuno avrebbe sentito spari, ma questo non è strano in un luogo molto frequentato da cacciatori. Lo stesso Orlando pare cacciasse spesso, con regolare licenza, così come regolarmente deteneva le armi. «Per me era un carissimo amico, tutte le volte mi vedeva da lontano e mi salutava, cacciava nel nostro territorio, si fermava a parlare, un gran buon vicino», ha raccontato un residente al Tgr Rai Emilia-Romagna. Escluso l’incidente di caccia, le ipotesi sono quelle di un agguato, ma al momento non si capisce perché poi l’aggressore avrebbe portato via il fucile della vittima, oppure una discussione con un altro cacciatore, che poi ha portato via il fucile dopo averlo toccato, nel tentativo di sincerarsi delle condizioni. Infine, una discussione con qualcuno infastidito dai pallini, che lo ha disarmato e ha fatto fuoco. Le indagini proseguono senza trascurare nulla, cercando di capire quale possa essere un possibile movente. All’autopsia è stata abbinata una consulenza tecnica balistica, per ricostruire traiettorie e modalità di esecuzione.
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