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Immigrazione, ong nel mirino del Governo: presto multe e sequestri. Storie tese con Parigi, Tajani: “Perché reagire così?”

Al vaglio un nuovo provvedimento. Sbarchi non si fermano

Una stretta sulle ong, con la minaccia di multe e di sequestrare le imbarcazioni. I «nuovi provvedimenti» sull'immigrazione annunciati in conferenza stampa dalla premier Giorgia Meloni cominciano a prendere forma, anche se per il momento al Viminale non ci sono bozze o documenti già pronti sulla scrivania del ministro Matteo Piantedosi. L’idea sulla quale sembra ci si stia muovendo, al momento, è quella di riprendere in mano i decreti firmati da Matteo Salvini quando, da ministro e vicepremier del primo governo Conte, lanciò la sua battaglia contro le imbarcazioni non governative che operano nel Mediterraneo. Con un obiettivo chiaro: avere a disposizione strumenti più pervicaci per bloccare le navi delle organizzazioni umanitarie. Lo stesso di quattro anni fa. Era il 2018, il governo gialloverde era appena nato - proprio come quello della prima premier donna - e l’esecutivo mandò un messaggio chiaro a quelli che lo stesso Salvini ha sempre etichettato come i «taxi del mare». Gli ostacoli da superare, però, non sono pochi. Considerando soprattutto il fatto, non secondario, che i provvedimenti furono accompagnati dai rilievi dello stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella e smontati in buona parte delle sentenza della Consulta.

Quel che è certo è che il governo, in rotta con la Francia proprio sul tema della redistribuzione e l’accoglienza dei migranti, è pronto a mettere di nuovo mano al tema che ha accompagnato la 'calda' campagna elettorale estiva. Il primo passo è stato il decreto interministeriale - firmato dai ministri dell’Interno, della Difesa e delle Infrastrutture - per concedere lo sbarco sulle coste italiane solo a fragili, donne e bambini. Un provvedimento che, con ogni probabilità, potrebbe essere utilizzato proprio per arrivare al sequestro amministrativo delle imbarcazioni - disposto dai prefetti - nel caso queste non lo ottemperassero alla lettera. In ogni caso le nuove disposizioni dovrebbero finire all’interno di un decreto più ampio sulla sicurezza sul quale nei prossimi giorni cominceranno a lavorare gli uffici legislativi competenti.

Saranno inoltre rispolverate le maxisanzioni alle imbarcazioni delle Ong che, all’epoca del decreto sicurezza bis, potevano raggiungere anche il milione di euro. Una cifra che non sarà riproposta ma che è possibile invece si assesti tra i 10mila e i 50mila euro, come era inizialmente prevista anche nei decreti sicurezza di Salvini. Non solo. Il ministro Piantedosi potrebbe riportare in auge anche la norma che concede al Viminale la possibilità di limitare o vietare l’ingresso, il transito e la sosta alle navi per motivi di sicurezza. I porti, dunque, rischiano di tornare «chiusi», come si compiaceva fossero l’allora ministro Salvini nel primo governo Conte.

L’intenzione resta quella di avere un maggior controllo degli sbarchi, invitando le Ong a rispettare le leggi internazionali, così come ribadito anche dallo stesso ministro Piantedosi in una dichiarazione congiunta con gli omologhi di Malta, Cipro e Grecia. «Tutti gli Stati di bandiera - è il pensiero dei Paesi del Mediterraneo di primo ingresso in Europa - si assumano le loro responsabilità in conformità con i loro obblighi internazionali». «Noi non ci arrendiamo - le parole di Sos Mèditerranée Italia -. Sappiamo che sarà più complicato ma sappiamo anche che non stiamo compiendo nulla di sbagliato, secondo quello che prevedono le leggi internazionali». «Non permetteremo l’escalation di atteggiamenti razzisti di questa destra disumana - le parole del co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra -. Saremo pronti a controllare qualsiasi atto discriminatorio, a denunciare a tutti i livelli per omissione di soccorso questo Governo se dovesse ripristinare l’epopea salviniana».

Nuovi sbarchi

Gli sbarchi, intanto, continuano a registrarsi ormai quotidianamente, in Sicilia come in Calabria. Sono un migliaio, ben oltre il limite della capienza, i migranti nell’hotspot di Lampedusa, dove volontari e assistenti organizzano di ora in ora i trasferimenti dei migranti. In 60 sono arrivati invece nella Locride, nel porto di Roccella Ionica, salvati dalla Guardia di Finanza mentre erano con il motore in avaria nel tentativo di raggiungere l’Italia su un barchino di legno.

La tensione con la Francia resta alta

Resta alta tensione con la Francia sui migranti. «L'Italia non rispetta il diritto internazionale, né il diritto marittimo», accusa la ministra degli Esteri Catherine Colonna. In attesa di capire se ci sarà un chiarimento fra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron al G20, il governo attraverso il Viminale rilancia l’asse con Cipro, Grecia e Malta, in pratica il Med5 da cui questa volta si è sfilata la Spagna. La richiesta congiunta a Bruxelles, e a tutti gli Stati, è di rivedere il meccanismo di ricollocazione dei migranti e responsabilizzare i Paesi di bandiera delle navi ong, chiamate a rispettare le leggi internazionali. Una mossa significativa, in vista della riunione straordinaria dei ministri degli Interni, chiesta dalla commissione europea e attesa entro fine novembre.
A Palazzo Chigi è considerata la sede ideale per trovare una nuovo modo di declinare quella solidarietà europea che, secondo la linea italiana, finora c'è stata solo a parole.
Lunedì il Consiglio affari esteri, a cui parteciperà Antonio Tajani, potrebbe essere il punto di partenza di una discussione a livello Ue, dopo lo scontro fra Roma e Parigi sul caso della Ocean Viking, «un disastro europeo», lo ha definito Le Monde.
L'Italia sta mettendo a punto una proposta, spiegano fonti diplomatiche. Meloni nel suo discorso alle Camere a fine ottobre annunciò di voler rilanciare la missione navale Sophia, per il blocco delle partenze dei barconi dal nord Africa.
«Visto che tutti si riempiono la bocca della parola solidarietà europea, vediamo di applicarla. Ormai l’hanno detto anche il Papa e Mattarella, l’Europa batta un colpo - l'esortazione di Matteo Salvini -. Non può essere tutto sulle spalle di Italia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro. L’Europa è tutta Europa».

Madrid contraria

Madrid «non può sostenere proposte che premierebbero i Paesi che non rispettano i loro obblighi in termini di diritto marittimo internazionale e che andrebbero a discapito di quelli che, come la Spagna, rispettano i loro obblighi internazionali e salvano vite con risorse pubbliche": lo sostiene un portavoce del ministero dell’Interno spagnolo, commentando la dichiarazione congiunta di Italia, Grecia, Malta e Cipro sui migranti rivolta all’Unione europea.

Tajani: «Spropositata la reazione della Francia»

La reazione della Francia alla questione dei migranti salvati dalla nave Ocean Viking è stata «sproporzionata, anche per questioni loro di politica interna» e ora «è l’Europa che deve fare un piano, non l’Italia». Lo ha detto, in un’intervista al Corriere della Sera, il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Sulla disputa con il governo francese, il capo della Farnesina ha detto che l’Italia sul tema migranti ha «posto un problema politico, non volevamo creare alcuna polemica. Vogliamo un’azione europea pià forte perchè i settemila chilometri di costa italiana sono la frontiera Sud dell’Europa». Secondo Tajani, «servono un vero piano Marshall europeo per l’Africa e accordi con Libia, Tunisia, Marocco, Niger e altri Paesi del Sahel». Il ministro ha negato l’isolamento internazionale dell’Italia: «Non siamo affatto isolati - ha detto - Germania e Lussemburgo rispetteranno i patti, come noi. E sono solidali anche Grecia, Malta e Cipro che hanno firmato con l’Italia una dichiarazione congiunta dei ministri dell’Interno perchè hanno lo stesso problema».

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