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Terrorismo, cellula Ordine Hagal: 5 indagati. Perquisizioni anche a Cosenza e Crotone

L’Ordine di Hagal era il nome scelto dai componenti di una cellula neonazista, suprematista e negazionista con base a Marano, nel Napoletano, individuata da una indagine della procura di Napoli delegata alla Digos partenopea con la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione - Ucigos e il Servizio della Polizia Postale e delle Comunicazioni. Cinque gli indagati destinatari di misure cautelari emesse dal gip partenopeo. Quattro sono in carcere per associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, di cui all’art. 270 bis co.1, 2, 3 c.p., per avere costituito, organizzato, promosso e finanziato il gruppo, attivo anche sul web sia con un sito chiamato proprio Ordine di Hagal sia in altri social media. L’obiettivo del gruppo era portare a termine atti eversivi violenti, facendo anche apologia e invitando i simpatizzanti ad agire.

Per questo agli indagati è contestata anche l’istigazione a delinquere e l’apologia di reato, avendo compiuto attività di propaganda delle idee fondate sulla superiorità e sull'odio razziale ed etnico, e di istigazione a commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi razziali ed etnici, fondati anche sulla minimizzazione in modo grave e sulla apologia della Shoah.
Il quinto indagato è sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a Roma per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa; attraverso Facebook scambiava, diffondeva e propagandava materiali, testi e video nel web fondanti in tutto o in parte sulla discriminazione per motivi razziali nonché sulla negazione della Shoah. Eseguite anche 26 perquisizioni personali, domiciliari ed informatiche, nelle province di Napoli, Avellino, Caserta, Milano, Torino, Palermo, Ragusa, Treviso, Verona, Salerno, Potenza, Cosenza, Crotone, nei confronti di altre persone, alcune indagate ed altre in contatto con le persone arrestate attraverso i social e i canali dedicati nel complesso circuito nazionale neonazista. L’indagine, nata nel 2019, anche con servizi tecnici di intercettazione telefoniche e ambientali, captazione informatica e l’impiego prolungato di personale specializzato in servizi di osservazione, controllo e pedinamento, ha dimostrato l’esistenza di un gruppo che si servivca di chat e canali sulle principali piattaforme di messaggistica istantanea, in particolare Telegram per diffondere messaggi di odio razziale, e aveva una costante attività di addestramento paramilitare, anche frequentando, all’estero, corsi di addestramento al combattimento corpo a corpo e all’utilizzo di armi da fuoco, sia corte sia lunghe. Sono emersi, altresì, contatti diretti e frequenti con formazioni ultranazionaliste ucraine come il Battaglione Azov, Pravi Sector, e Centuria, verosimilmente in vista di possibili reclutamenti nelle fila di questi gruppi combattenti.

Le 26 perquisizioni di oggi fanno seguito alle 30 già eseguite a maggio e ottobre 2021 che hanno consentito la raccolta di materiale di propaganda, proiettili, armi soft air, abbigliamento tattico e importanti elementi. In particolare, dall’analisi dei dispositivi informatici sequestrati è emerso un canale Telegram, denominato Protocollo 4, elemento di contatto fra gli iscritti all’Ordine di Hagal e costante strumento di diffusione e propaganda di teorie naziste, negazioniste, violente e suprematiste. Le intercettazioni mostrano che gli indagati volevano compiere eclatanti azioni violente, sia nei confronti di civili sia nei confronti di appartenenti alle forze di polizia.

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