L’aborto è "un crimine" ma la Chiesa anche in questo deve mantenere solo la sua dimensione «pastorale» e non farne una questione «politica». Lo ha detto il Papa nell’intervista ad 'Americà, rivista dei gesuiti. «Sull'aborto, posso dirti queste cose, che ho già detto. In qualsiasi libro di embriologia si dice che poco prima di un mese dal concepimento gli organi e il dna sono già delineati nel minuscolo feto, prima ancora che la madre se ne accorga. Pertanto, c'è un essere umano vivente. Non dico una persona, perché di questo si discute, ma un essere umano vivente. E sollevo due domande: è giusto sbarazzarsi di un essere umano per risolvere un problema? Seconda domanda: è giusto assumere un "sicario" per risolvere un problema? Il problema sorge quando questa realtà dell’uccisione di un essere umano - sottolinea Papa Francesco - si trasforma in una questione politica, o quando un pastore della Chiesa usa categorie politiche. Ogni volta che un problema perde la dimensione pastorale, quel problema diventa un problema politico e diventa più politico che pastorale». Riferendosi in particolare all’atteggiamento della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, perché in questo senso era stata posta la domanda dal giornale dei gesuiti, il Papa ha sottolineato: «Quando vedo un problema come questo, che è un crimine, diventare fortemente, intensamente politico, c'è un fallimento della pastorale nell’approccio a questo problema».
Sulla guerra
«La posizione della Santa Sede è cercare la pace e cercare una comprensione» tra le parti, «la diplomazia della Santa Sede si sta muovendo in questa direzione e, ovviamente, è sempre disposta a mediare». Lo dice il Papa in un’intervista alla rivista dei gesuiti America. «Ho anche pensato di fare un viaggio, ma ho preso la decisione: se viaggio, vado a Mosca e a Kiev, in entrambe, non solo in un posto». «Perché non nomino Putin? Perché non è necessario», «a volte le persone si attaccano a un dettaglio. Tutti conoscono la mia posizione», ha ribadito il Pontefice.
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