Martedì 24 Dicembre 2024

Padre Georg: ho sentito l'azione del diavolo contro Benedetto XVI

«Il Papa me lo ha detto a Castel Gandolfo. Era fine settembre del 2012» e «la mia reazione immediata è stata questa: Santo Padre è impossibile, questo proprio non è possibile». Così l’arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia e segretario particolare di Benedetto XVI, intervistato da Ezio Mauro su Repubblica, parla del momento in cui Ratzinger gli annunciò l’intenzione di rinunciare. «Papa Benedetto - aggiunge - mi ha lasciato parlare. E poi ha detto: lei può immaginare che ho pensato bene a questa scelta, ho riflettuto, ho pregato, ho lottato. E ora le comunico una decisione presa, non una tesi da discutere. Non è una quaestio disputanda, è decisa. La dico a lei, e lei adesso non deve dirla a nessuno». «Lui mi ha detto una volta: non posso e non voglio copiare il modello di Giovanni Paolo II nella malattia, perché io devo confrontarmi con la mia vita, con le mie scelte, con le mie forze. Ecco perché il Papa si è permesso di fare questa scelta. Che secondo me richiede non soltanto molto coraggio, ma anche moltissima umiltà», dice, escludendo altre spiegazioni. Durante il pontificato ci sono stati molti problemi, Vatileaks, poi lo Ior, «ma è ovvio che, come direbbe Papa Francesco, il cattivo, il maligno, il diavolo non dorme - afferma -. È chiaro, cerca sempre di toccare, di colpire dove i nervi sono scoperti, e fa più male».

Sta dicendo che ha sentito la presenza del diavolo in quegli anni?

«L'ho sentito in realtà (con azioni, ndr) molto contrarie, contro Papa Benedetto», risponde. Su Vatileaks monsignor Georg rivela che «i documenti non sono stati rubati dalla scrivania di Papa Benedetto, ma dalla mia. Purtroppo me ne sono accorto molto, molto più tardi, troppo tardi. Io ho parlato con Benedetto, chiaramente, gli ho detto Santo Padre, la responsabilità è mia, me la assumo. Le chiedo di destinarmi a un altro lavoro, io mi dimetto. No, no, mi ha risposto: vede, c'era uno che ha tradito persino nei 12, si chiama Giuda. Noi siamo un piccolo gruppo, qui, e rimaniamo insieme».

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