Per la giustizia italiana è latitante. Lui si sente vittima del sistema. E nel frattempo non torna in Italia dove sarà processato a partire dal 23 febbraio. "La Russia è la mia casa. Qui ho il mio lavoro, i miei interessi e le mie principali relazioni. Ma non è tanto che io non voglia tornare: in realtà essendo anche cittadino russo, non posso tornare in Italia. Devo infatti rispettare anche le leggi e le decisioni della Federazione Russa" dice all'ANSA Lanfranco Cirillo, l'imprenditore nato a Treviso, trapiantato in provincia di Brescia da anni e ribattezzato l'architetto di Putin e di altri 40 oligarchi, per aver progettato e costruito la villa sul Mar Nero da un miliardo di euro riconducibile al leader russo. Dal primo agosto scorso su Cirillo pende un mandato d'arresto in carcere firmato dalla Procura di Brescia nell'ambito di un'inchiesta per reati fiscali. L'imprenditore, che è iscritto è iscritto all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero ed è cittadino russo per decreto presidenziale, è accusato di una serie di reati fiscali che vanno dall'infedele dichiarazione dei redditi all' autoriciclaggio. Per il pm di Brescia Erica Battaglia avrebbe esterovestito i suoi redditi per evitare di pagare le tasse in Italia. "Non si è mai sottratto. È stato interrogato due volte dal pubblico ministero e ha chiesto lui stesso un terzo interrogatorio. Poi ha ripreso la sua vita, è residente a Mosca da 20 anni dove lavora. Per questo chiederemo l'annullamento del decreto di latitanza" ha spiegato nei giorni scorsi il suo legale, l'avvocato Stefano Lojacono in vista del processo che inizierà il 23 febbraio davanti al tribunale di Brescia dopo che la Procura ha ottenuto il giudizio immediato. Cirillo non sarà presente in aula. "Mi è stato detto che non avrei neppure la possibilità di prendere un aereo per venire in Italia, perché è stato diffuso un mandato interpol nei miei confronti, addirittura una red notice, normalmente riservata a terroristi e narcotrafficanti. La magistratura Italiana era informata del luogo della mia residenza in Russia e non mi ha mai notificato alcun provvedimento e manca la richiesta di estradizione da parte dell'autorità giudiziaria italiana" spiega l'imprenditore italiano. "La domanda che mi pongo è: se fossi stato l'architetto di Biden e non di Putin avrei avuto questo trattamento?" si chiede provocatoriamente. "Non riesco a capire due cose. Primo a che cosa serve un mandato Interpol, che come tutti sanno è lo strumento per 'ricercare' nel mondo una persona, quando l'autorità giudiziaria italiana non ha nessun bisogno di cercarmi perché sa benissimo che mi trovo a Mosca e conosce perfettamente il mio indirizzo; secondo: perché è stato chiesto un mandato Interpol e, invece, non viene chiesta la mia estradizione in Italia, attraverso la ordinaria procedura prevista dalla legge, che consentirebbe di conoscere quali sono le contestazioni che mi riguardano e i documenti su cui si fonderebbero. E' un trattamento "speciale" che trovo molto strano e non capisco, ma sarà perché sono un architetto e non un avvocato. ". Nei mesi scorsi a Cirillo sono stati sequestrati beni per oltre 140 milioni di euro tra ville, opere d'arte originali di Picasso, Cezanne, Kandinsky, De Chirico e Fontana e gioielli. Sotto sequestro anche uno yacht, l'elicottero personale dell'architetto e 670mila euro in contanti trovati in casa. Tutti beni ora affidati alla commercialista bresciana Elisabetta Roncato, nominata dal gip amministratore giudiziario. Cirillo da Mosca racconta che "In Russia ha acquisito negli anni un patrimonio immobiliare di entità imparagonabile rispetto a quello italiano". Si tratta di un intero piano, il 51° del grattacielo Imperia di Moscow City, di quasi 4.000 metri quadri. Nella zona del Mar Nero possiede invece un'azienda agricola di 400 ettari in cui produce vino."Questa situazione mi priva purtroppo del mio diritto di difendermi in presenza in aula, cosa che vorrei sinceramente poter fare" racconta Cirillo in vista del processo italiano. Oltre all'imprenditore saranno processati anche la moglie, Adriano Gafforini, ritenuto dagli inquirenti il suo factotum italiano e attualmente ai domiciliari nell'ambito dell'inchiesta fiscale, Alberto Guerini e i cittadini russi Anna Novitscalia e Vladimir Krutskikh. Tutti accusati a vario titolo di concorso nei reati fiscali.