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Primi salvataggi dopo decreto legge: navi ong spedite ad Ancona ed è scontro

All’alba il salvataggio di 37 persone su un gommone sovraffollato al largo della Libia. Poche ore dopo, con grande tempestività, l’assegnazione del porto per la Ocean Viking. Non certo quello più vicino, ma Ancona, a 1.500 km di distanza, pari a quattro giorni di navigazione. Stesso iter e immediata destinazione per la Geo Barents, che nel pomeriggio ha soccorso 73 persone. E’ la linea del nuovo decreto legge firmato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. E quelli di oggi sono i primi soccorsi fatti da navi ong dopo l’entrata in vigore del provvedimento, il 3 gennaio.

Il precedente, operato dalla Geo Barents di Medici senza frontiere, spedita poi a Taranto dal Viminale, era avvenuto il giorno prima della stretta varata dal Governo. Non ci sta Msf, che chiede al Viminale un porto più vicino per la sua nave. In caso di violazioni, le organizzazioni rischiano multe da 10mila a 50mila euro, il fermo amministrativo per due mesi della nave fino alla confisca nel caso di reiterazione della condotta. L’obiettivo del dl - martedì inizia l’iter parlamentare alle commissioni congiunte Affari costituzionali e Trasporti della Camera - è chiaro: tenere il più lontano possibile dall’area Sar la flotta umanitaria. Risponde a questo disegno l’assegnazione di porti, subito dopo il primo intervento di salvataggio, non più in Sicilia o in Calabria, ma più a nord: da Livorno a Ravenna, ad Ancona appunto. Una strategia che rende sensibilmente più costosi gli interventi delle ong - per le spese di carburante in primis - e meno efficienti, visto che le navi non possono più fare soccorsi multipli restando in zona dopo i primi interventi, ma devono immediatamente dirigersi verso il luogo di sbarco assegnato.

Succede così che la Ocean Viking, una sorta di ammiraglia delle navi ong, lunga ben 70 metri, attrezzata con un modulo-container sul ponte, clinica per le consultazioni mediche, triage e stanze per il recupero, che in passato recuperava anche alcune centinaia di migranti in ogni missione (113 nell’ultima), oggi è stata costretta a fare rotta su Ancona dopo il primo salvataggio di appena 37 persone: erano su un gommone, alcune sedute a cavalcioni sui bordi del natante e diverse sofferenti per intossicazioni ed ustioni da carburante. "Le previsioni danno il meteo in peggioramento da domenica notte in avanti, esponendo i naufraghi a forti venti e al mare agitato», spiega Sos Mediterranee, lamentando i 4 giorni di viaggio da affrontare. Analoga sorte per la Geo Barents, intervenuta nel pomeriggio per soccorrere 73 migranti su un altro gommone sovraffollato ed instabile. Tra di loro anche 16 minori non accompagnati. E Msf protesta. «In base alle leggi internazionali marittime - osserva il capo missione Juan Matias Gil - l’Italia dovrebbe assegnare il luogo sicuro più vicino alla Geo Barents, mentre per raggiungere Ancona ci vorranno almeno 3 giorni e mezzo e le condizioni meteo sono pessime. Assegnare un porto più vicino avrebbe soprattutto un impatto positivo sulla salute fisica e mentale dei sopravvissuti a bordo. Chiediamo pertanto al Ministero dell’Interno l’assegnazione di un luogo sicuro più vicino che tenga in considerazione la posizione attuale della Geo Barents».

Intanto, i migranti continuano comunque a partire, anche senza l’aiuto delle navi umanitarie. Non tutti arrivano. In un naufragio ad una trentina di miglia da Lampedusa ieri sono morte tre persone, tra cui una bimba ivoriana di un anno e mezzo, che viaggiava con la mamma. L’hotspot di Lampedusa, stipato con 1.320 presenze a fronte di una capienza di 390 posti, è stato alleggerito in mattinata con il trasferimento di 450 persone. E dopo l’sos lanciato ieri, il sindaco dell’isola, Filippo Mannino, prenderà parte lunedì alla riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica a Agrigento, cui parteciperanno anche il ministro Piantedosi ed il capo della polizia, Lamberto Giannini.

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