Anno giudiziario, gli appelli dei magistrati: dall'allerta intercettazioni all'allarmante carenza d'organico
«Occorre avere piena consapevolezza della necessità di non arretrare minimamente nell’azione di contrasto alla criminalità mafiosa, che, per quanto duramente colpita nella sua struttura dalle continue brillanti operazioni di polizia e dall’esito dei processi, non può certamente ancora ritenersi sconfitta, conservando un radicamento rilevante nel territorio e nel tessuto economico e sociale, la cui erosione è lenta e difficile». Lo afferma il presidente della Corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, nella relazione illustrata stamane all’inaugurazione dell’anno giudiziario, sottolineando anche il ruolo dei giornalisti «la cui corretta attività d’informazione costituisce un indispensabile presidio di democrazia». Di certo, anche dopo la cattura di Messina Denaro, la guardia deve restare alta: «Occorre avere piena consapevolezza della necessità di non arretrare minimamente nell’azione di contrasto alla criminalità mafiosa, che, per quanto duramente colpita nella sua struttura dalle continue brillanti operazioni di polizia e dall’esito dei processi, non può certamente ancora ritenersi sconfitta, conservando un radicamento rilevante nel territorio e nel tessuto economico e sociale, la cui erosione è lenta e difficile». Ne deriva che l’ipotesi di limitare l’impiego delle intercettazioni non solo non risolverebbe il problema ma finirebbe per depotenziare un mezzo di ricerca della prova che si è rivelato indispensabile e insostituibile».
Anno giudiziario a Messina: grandi sforzi, ma poco personale
«Questa relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario non può prescindere dal rilevare che, nonostante i grandi sforzi posti in essere in parte con interventi di riforma ed in modo significativo nel quadro degli interventi di attuazione del Pnrr, alcune carenze strutturali (dalle scoperture di organico tanto dei magistrati quanto del personale amministrativo alla tempistica troppo dilatata per i tramutamenti da parte del Csm ed alla mancanza di programmazione per l’edilizia giudiziaria) sono ancora impeditive del buon andamento della amministrazione della giustizia». Lo scrive nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario a Messina il presidente della Corte d’appello facente funzioni Sebastiano Neri.
A Messina sinergia col Comune sui nuovi uffici
"La sinergica collaborazione tra questa presidenza ed il Comune di Messina - ha detto ancora Neri - ha portato ormai ad un passo la soluzione della ultradecennale vicenda dell’edilizia giudiziaria con l’acquisizione, che pare imminente, degli immobili ex Cassa di Risparmio ed ex Banca di Roma di Via Garibaldi destinati ad ospitare le Sezioni civili di Tribunale e Corte di Appello con la conseguente liberazione di spazi nel Palazzo Piacentini, dove dovrebbero trovare finalmente dignitosa sistemazione le sezioni penali di Tribunale e Corte di Appello e gli uffici requirenti, oltre che gli uffici della giustizia minorile e della sorveglianza".
Catanzaro: "Politica senza cultura di sistema"
«Purtroppo quanto manca alla politica sulla giustizia è una cultura di 'sistemà che parta da dati concreti, rilevati nel territorio, e che si faccia carico di effettuare proiezioni di fattibilità, rispetto agli organici e alle dotazioni nonchè alla conseguibilità degli obiettivi enunciati. Invece assistiamo a un affastellarsi di riforme che si susseguono senza che prima vengano verificati gli effetti della riforma precedente, nel perseguimento di meri effetti propagandistici». Lo scrive il presidente vicario della Corte d’appello di Catanzaro, Gabriella Reillo, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto di Catanzaro.
Reggio Calabria, allarmanti carenze d'organico
Sono 7.783 i procedimenti penali pendenti dinanzi alla Corte d’Appello del Distretto giudiziario di Reggio Calabria, di cui 197 di Direzione distrettuale antimafia, 27 dei quali con un numero maggiore di dieci imputati. Processi, come paventa il presidente della Corte d’Appello facente funzione, Bruno Muscolo, «che con l’istituto dell’improcedibilità, che pare essere sorto in ragione della inoperatività della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, trova la sua ratio quale unico rimedio per evitare il «fine processo mai», e però - aggiunge - se si considerano le gravi ed allarmanti carenze di organico registrate negli uffici di secondo grado e, in particolare, in questa Corte d’Appello, gli effetti di questo istituto possono essere dirompenti, nel senso che potranno sopravvenire numerose pronunzie di improcedibilità per l’obiettiva impossibilità di celebrare i giudizi nei termini stabiliti». Sono infatti 23 i giudici d’Appello in servizio, compreso il Presidente, rispetto ai 40 previsti dall’organico, «posti regolarmente banditi e rimasti vuoti, ed è indubitabile che l’anno in corso registrerà profondi cambiamenti nel sistema giudiziario, anche in virtù della cosiddetta riforma «Cartabia», che inciderà sul modo di intendere la giurisdizione». Bruno Muscolo, che in atto presiede il Collegio del processo 'Ndrangheta stragistà, ha rimarcato «l'accresciuto pericolo» della 'ndrangheta, la capacità di infiltrare i pubblici poteri, nonostante «l'impegno delle forze di polizia nelle azioni di prevenzione e di contrasto». Il presidente facente funzione, inoltre, ha posto in evidenza «le sopravvenienze mai diminuite, piuttosto incrementate in ragione di cronica carenza di organico, della sezione delle Misure di Prevenzione», che ha emesso 19 ordinanze, patrimoniali e personali», in un Distretto in cui «si registra, per ingiusta detenzione, la liquidazione degli importi complessivi più elevati registrati in ambito nazionale, con una pendenza di 300 procedimenti, vista la complessità dei processi alla criminalità mafiosa». Il Presidente della Corte d’Appello facente funzione, infine, ha sottolineato quella che ha definito come «situazione disastrosa», quella relativa ai 4588 processi pendenti dinanzi alla Sezione civile, «con durata prognostica di 4045 giorni», poco più di undici anni per ottenere una sentenza.
Corte Appello di Roma: aumentano i processi ai clan
Nel distretto di Roma e Lazio sono in aumento i processi per i reati associati e di criminalità organizzata. E’ quanto emerge dalla relazione del presidente della Corte d’Appello della Capitale, Giuseppe Meliadò, illustrata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. «Quanto allo stato della giustizia penale il numero dei processi con oltre trenta imputati celebrati nell’anno decorso (sono 32 solo presso il Tribunale di Roma e 45 complessivamente nel distretto) conferma il peso crescente assunto nel distretto dai reati associativi e di criminalità organizzata», afferma Meliadò aggiungendo che «tanto in primo che in secondo grado continua, per il resto, a registrarsi un costante aumento dei flussi dei reati contro la persona, in particolare dei reati contro le donne, che costituiscono nel Tribunale di Roma il 26% delle imputazioni complessivamente pervenute a giudizio. Un aumento e un aggravamento delle rapine e dei furti in appartamento e una allarmante diffusione dei reati predatori, in particolare, ai danni di anziani all’interno delle abitazioni private; tra le condotte di maggiore allarme sociale si evidenziano anche le estorsioni, così come, per le ripercussioni ambientali, il fenomeno delle occupazioni abusive».
Pg Milano: con riforma Cartabia molte vittime senza tutela
«E' giusto preoccuparsi per il fatto che alcune modifiche al regime di procedibilità di alcuni delitti introdotte dalla Riforma Cartabia, in particolare i sequestri di persona, le violenze private, le lesioni dolose fino a quaranta giorni di prognosi, possono sostanzialmente lasciare prive di effettive tutela molte vittime». E’ un passaggio dell’intervento della procuratrice generale di Milano Francesca Nanni all’inaugurazione dell’Anno giudiziario.
Tribunale Milano, carenze in organici bloccano la giustizia
«Si evidenzia come l’elevata carenza di personale amministrativo non può non impattare negativamente, pregiudicandola, sull'attività giurisdizionale e sulla realizzazione di progetti di innovazione e di miglioramento organizzativo». Lo si legge nella relazione del Tribunale di Milano, firmata dal presidente facente funzioni Fabio Roia, diffusa in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario. «Continuano - scrive il Tribunale - le criticità legate alla regolare celebrazione delle udienze a causa della carenza di cancellieri e assistenti. Le criticità sono state in parte compensate dalla possibilità di adibire gli addetti UPP (Ufficio per il processo, ndr) all’assistenza alle udienze dei fascicoli esaminati relativi al giudice di riferimento nell’ambito dell’ufficio per il processo». Permangono «le criticità già evidenziate per il triennio precedente che si riscontrano nelle cancellerie fallimentari, dibattimentali e della Sezione GIP/GUP non soltanto legate alla celebrazione delle udienze e alla attività di assistenza al magistrato, ma anche alla esecuzione delle sentenze e degli altri provvedimenti giudiziari, con il rischio di vanificare l'efficacia del lavoro giudiziario svolto». Si conferma, spiega ancora la presidenza del Tribunale, «la totale mancanza di profili informatici (necessari ai programmi di sviluppo del processo telematico, civile e penale), tecnici (neanche previsti nella dotazione organica, nonostante le nuove competenze in tema di spese di funzionamento) e contabili (vacanti i due previsti in organico), con negative ripercussioni sul funzionamento dei servizi che richiedono la loro specifica competenza professionale».