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Cold case a Cesena, "unico killer per Chiara e Cristina" morte oltre 30 anni fa

Chiara Bolognesi trovata nel fiume Savio. Cristina Golinucci scomparsa davanti a un convento. Due ragazze di 18 e 21 anni, che avevano frequentato la stessa scuola e gli stessi ambienti religiosi, a Cesena, accomunate da una fine misteriosa, a un mese di distanza, più di 30 anni fa. La Procura di Forlì ha riaperto le indagini su entrambe, provando ad aprire scenari inediti, grazie alle tecnologie disponibili nel 2023 e mettendo in fila elementi nuovi, seguendo le connessioni di oggi e di allora. L’inchiesta dei carabinieri è per omicidio, a carico di ignoti e domani verrà riesumato il corpo di Chiara, per iniziare accertamenti medico legali e cercare tracce utili. L’ipotesi è inquietante, ancora tutta da dimostrare: due giovani uccise dalla stessa mano.

Il caso di Bolognesi venne presto archiviato come suicidio, ma più volte negli anni è stato messo in relazione a quello di Golinucci. Chiara sparì il 7 ottobre 1992 e il suo corpo fu ritrovato nel fiume il 31. Di Cristina niente, invece, si è più saputo dal primo settembre di quell'anno e non è servito per risolvere il giallo il ricorso a strumenti come il georadar. Ma la madre, Marisa Degli Angeli, non ha mai perso le speranze e negli anni ha sollecitato a più riprese nuovi accertamenti per ritrovare il corpo della figlia e scoprire l'assassino. Insieme a Filomena Claps, un’altra madre di una ragazza all’epoca sparita, nel 2002 fondò l’associazione Penelope che si occupa proprio di tutelare parenti e amici di chi scompare. Elisa Claps alla fine fu ritrovata nel sottotetto di una chiesa. Anche la sparizione di Cristina ha un contesto religioso: doveva andare dal suo confessore, un frate cappuccino del convento di Ronta, alle porte dalla città, dove fu ritrovata la sua macchina.

Cristina si era diplomata nella stessa scuola di Chiara, conosceva le stesse persone di Chiara e le due ragazze frequentavano la stessa associazione di volontariato. «C'è, quindi, un unico assassino che le ha uccise entrambe», dice l'avvocato Barbara Iannuccelli, che assiste la famiglia e Penelope. «E' ora che crolli il muro di omertà e facciamo appello a chi sa di parlare per arrivare a fare giustizia per queste due povere ragazze. E non vediamo l’ora che questo assassino vada in carcere. Aspettiamo che Cristina torni finalmente a casa e che possa avere una degna sepoltura», aggiunge. Nei mesi scorsi ha presentato un lungo e dettagliato esposto. «Chiedo che Dio mi dia almeno i resti di Cristina», aggiunge mamma Marisa al TgR Rai Emilia-Romagna, sperando di non vivere un’altra illusione. A far ipotizzare un collegamento tra i due casi, anche una delle centinaia di telefonate anonime che arrivarono in quei giorni: la ricevette il parroco di Ronta (che ne ha parlato solo nel 2012) secondo il quale uno sconosciuto gli telefonò per dirgli che di lì a poco avrebbero trovato il corpo di Chiara nel Savio e quello di Cristina nel Tevere, vicino a un convento di cappuccini dove si trovavano due frati che in precedenza era stato a Cesena. L’ambiente religioso sarebbe quindi nel mirino di chi indaga anche se gli investigatori non escludono nulla in una storia che è stata troppe volte aperta senza esito. L’ultima archiviazione del caso Golinucci risale al 2011, dopo vari sopralluoghi e l’audizione di decine di testimoni. All’epoca una pista portava a uno straniero, alloggiato nel convento, un uomo che si era reso responsabile di una violenza sessuale ai danni di un’altra ragazza. Ma l’ipotesi venne definita infondata. Dalle nuove analisi, sul corpo di Chiara e altre già in corso su alcuni oggetti sotto sequestro affidate ai Ris di Parma, la Procura di Forlì, spera di arrivare alla verità.

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