La Direzione Investigativa Antimafia, articolazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, questa mattina ha dato esecuzione ad un provvedimento di confisca emesso dalla Corte di Appello di Bologna su richiesta del Procuratore Generale della Repubblica di Bologna. Si tratta di beni per un valore stimato in circa 8.500.000 euro confiscati ad un esponente di rilievo della associazione ‘ndranghetista autonoma, attiva nei territori di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza, storicamente legata alla cosca di Cutro (KR) facente capo a Nicolino Grande Aracri. Antonio Muto, classe 1955, condannato in via definitiva il 7 maggio 2022 ad anni 10 e mesi 8 di reclusione nell’ambito dell’operazione “Aemilia” per associazione di stampo mafioso, è attualmente detenuto. La figura del condannato è quella di partecipe molto attivo del sodalizio ‘ndranghetista emiliano, osservante delle gerarchie e regole dettate dai capi, fedele alle direttive ricevute condivise ed attuate, raccordo tra la cosca mafiosa ed esponenti delle Istituzioni locali consentendo in tal modo il rafforzamento e l’espansione economica del sodalizio, di chiara matrice imprenditoriale. Gli accertamenti svolti dalla D.I.A. hanno consentito di individuare un complesso di elementi patrimoniali di cui il condannato ha avuto la disponibilità e dimostrare che il loro valore era sproporzionato ai redditi dichiarati e all’attività economica svolta. L'ordinanza di confisca ha interessato 50 immobili tra cui una villetta di pregio a Reggio Emilia, capannoni industriali, terreni, una società immobiliare, un automezzo e 12 rapporti bancari. L’intero patrimonio, passato definitivamente nelle mani dello Stato, sarà amministrato dall’Agenzia Nazionale del Beni Sequestrati e Confiscati.