Sabato 27 Aprile 2024

Caso Cospito, Caselli: "Siamo in una tempesta perfetta. Dibattito rischioso sul 41bis"

Gian Carlo Caselli

Gian Carlo Caselli, 83 anni, ex procuratore capo di Palermo e di Torino, ha competenze speciali per parlare di mafia e anarchia, parla in un’intervista a QN, del dibattito pubblico su Alfredo Cospito e il 41bis. «Se mi stupisce questa escalation? Decisamente sì. Ormai siamo in una tempesta perfetta i cui effetti possono irradiarsi in ogni direzione», dice Caselli sottolineando che a preoccuparlo è «il clima di rissa innescato da questo sciopero della fame può favorire una rappresentazione non equilibrata di questioni fondamentali per la sicurezza dello Stato». Per il magistrato c'è un altro rischio: «Il terrorismo storico è finito. Rimane qualche nostalgico che potrebbe infiltrarsi». In merito al caso: «Solo i magistrati e il ministro della Giustizia hanno in mano tutte le carte - precisa l’ex procurato - . Le valutazioni a livello di opinione pubblica sono fisiologicamente viziate dalla mancata piena conoscenza dei fatti. Oggi prevale la discussione attorno al 41 bis, ma in pochi ricordano i reati compiuti. Reati gravi». "Cospito interpreta il paladino di se stesso, e sin qui nulla da eccepire. Cosa diversa è trasformarsi in influencer delle istanze dei mafiosi - afferma il magistrato - . Quello di Cospito è un piatto sporco in cui possono mettere le mani personaggi di ogni tipo. Mafiosi in testa». In merito alle critiche al 41bis, così come all’ergastolo ostativo, che arrivano anche dalla la Corte europea dei diritti dell’uomo, e, periodicamente, dalla Consulta e dall’Unione camere penali, Caselli quindi sottolinea: «Non si può non tener conto della specificità mafiosa, una caratteristica tutta italiana, un fenomeno che la stessa Cedu, sicuramente in buona fede, non riesce pienamente a comprendere - ricorda - . La realtà è che dopo le stragi del 1992, dopo la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, solo le leggi sui pentiti e il regime di carcere duro al 41bis hanno salvato la Repubblica dall’assedio di Cosa Nostra che spadroneggiava anche nelle carceri».

leggi l'articolo completo