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Alfredo Cospito: le sue condizioni "non sono allarmanti"

Non sono «allarmanti» e non sono, al momento, tali da richiedere un tempestivo ricovero in ospedale, le condizioni di Alfredo Cospito, in cella al 41bis nel centro clinico del carcere milanese di Opera dove una settimana fa è stato trasferito dal penitenziario di massima sicurezza di Sassari.

Non sono «allarmanti» e non sono, al momento, tali da richiedere un tempestivo ricovero in ospedale, le condizioni di Alfredo Cospito, in cella al 41bis nel centro clinico del carcere milanese di Opera dove una settimana fa è stato trasferito dal penitenziario di massima sicurezza di Sassari. Mentre proseguono azioni di matrice anarchica o di solidarietà, come il sabotaggio di alcuni ripetitori nell’Alessandrino e scritte "Alfredo libero" e "No 41 bis" apparse su un paio di vagoni della metropolitana di Milano, l'esponente della Fai non intende fare un passo indietro. Prosegue a protestare contro il regime di detenzione speciale con uno sciopero della fame che sta portando avanti da 110 giorni: rifiuta oltre al cibo anche gli integratori, va avanti solo con acqua e sale o zucchero.

Da quanto si è saputo, nonostante abbia perso una quarantina di chili, il suo quadro clinico è stato definito stabile, ossia come quello dei giorni precedenti: oltre ad essere lucido, cammina, sta seduto ed è vigile. Se, però, la situazione dovesse precipitare, Cospito verrà trasferito nel reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo. Ipotesi che potrebbe diventare concreta in quanto il rischio di una crisi cardiaca, di giorno in giorno e in assenza pure degli integratori, è sempre più alto. E proprio per monitorare «con la massima attenzione» il caso, il presidente del Tribunale di sorveglianza Giovanna Di Rosa e la collega Ornella Anedda nei prossimi giorni dovrebbero di nuovo recarsi da lui. Intanto gli 'Anarchici per la distruzione dell’esistentè, come è apparso sui siti di area, hanno rivendicato la paternità di quello che hanno definito un «piccolo gesto» per rispondere "alla chiamata internazionale in solidarietà» con il 55enne: sul monte Leco, in provincia di Alessandria «tra la notte del 4 e 5 febbraio, accompagnati da una bellissima luna e con Alfredo e la sua lotta nel cuore, abbiamo sabotato alcuni ripetitori.

Con quest’ultimo attacco - hanno annunciato - terminiamo la nostra esperienza come gruppo (...) Non neghiamo che le nostre aspettative erano maggiori ma le difficoltà pratiche e logistiche e un pizzico di inesperienza, ci hanno trovati concordi nel mettere fine a questo breve ma intenso viaggio». In più sul metrò a Milano sono apparse nuove scritte fatte con la bomboletta spray, che si aggiungono a quelle sui muri della città e a striscioni, come quello di recente srotolato in zona Navigli. Infine, sul fronte delle indagini aperte dalla Procura di Roma per rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio, il Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria, il Gom, ha messo a diposizione una serie di documenti tecnico-conoscitivi.

Gli accertamenti avviati dopo l’esposto del parlamentare dei Verdi Angelo Bonelli in merito alle informazioni rese note dal vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli nel corso del suo intervento alla Camera, puntano, oltre a ricostruire i fatti, a definire i meccanismi tecnici con i quali si svolge l’attività di monitoraggio dei detenuti al 41 bis. Nell’esposto di Bonelli si afferma che Donzelli in aula ha reso pubbliche conversazioni tra esponenti della 'ndrangheta e della camorra con Alfredo Cospito. Si tratta di dialoghi, così come affermato dal ministro Nordio, presenti in una scheda di sintesi del Nucleo di investigazione centrale (Nic) della Penitenziaria che ha raccolto e messo nero su bianco l’esito dell’attività di controllo del Gom.

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