Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Via Rasella, Ignazio La Russa si scusa ma Anpi attacca: "Si dimetta"

Le scuse pronunciate dalla seconda carica dello Stato non bastano a placare la polemica. «Deve dimettersi», intima l’Anpi che decide di non mandare l’invito per parlare sul palco a Ignazio La Russa (stesso "trattamento" per il presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana) in occasione delle celebrazioni del 25 Aprile che si svolgeranno a Milano.
Resta dunque al centro del ciclone il presidente del Senato, dopo le frasi pronunciate ieri sui fatti di via Rasella.

Le parole di La Russa

«Via Rasella è stata una pagina tutt'altro che nobile della Resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi pensionati e non biechi nazisti delle SS», sono state le parole 'incriminatè. Oggi La Russa corregge il tiro, ma non nasconde l’irritazione per la polemica: «Tutti si attaccano a una parola, la mistificano, fanno gli indignati, parte uno e tutti pronti con il trenino di dichiarazioni dietro, come i bambini alle elementari... Io non ho mai detto 'atto ignobilè su via Rasella. Ci furono anche processi, ci sono studi su quell'azione, ma appunto basta, non mi va di parlare più di queste cose. Perchè la verità è che le opposizioni montano casi sul nulla», afferma in un colloquio con il Corsera. «Forse avrei potuto specificare meglio che si trattava effettivamente di nazisti, quello sì, ma mi pareva una cosa ovvia. Però in effetti potevo essere più preciso su quello». E ancora: «Se avessi voluto su via Rasella avrei detto ben altro...».

Per La Russa «ce ne sono stati di ben più gloriosi di atti della Resistenza, come il sacrificio di Salvo D’Acquisto» mentre a via Rasella non ci fu «uno scontro a fuoco faccia a faccia con i nazisti: si trattava di un battaglione che tornava in caserma colpito con una bomba, e morirono anche due passanti innocenti, italiani... Eppure mica le ho dette queste cose, proprio perchè non volevo si creassero problemi, volevo chiuderli».

Le reazioni

Apriti cielo: «Mi pare davvero che la seconda carica dello Stato si stia rivelando inadeguata a quell'incarico», tuona il presidente del Partito Democratico e della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. «Più che una gaffe ormai stanno diventando delle vere e proprie ammissioni di confusione e revisionismo storico che non aiutano e non sono nemmeno giuste», aggiunge. Durissimo il leader M5s, Giuseppe Conte: «Il presidente del Senato spesso si lascia andare a dei revisionismi raffazzonati». Per l’ex premier «queste boutade non sono accettabili da chi riveste il ruolo di seconda carica del stato. Chiedere le dimissioni a ogni uscita di La Russa... Si sarebbe già dovuto dimettere tante volte. Confidiamo che prosegua nel suo incarico con maggiore responsabilità».

Edith Bruck, scrittrice sopravvissuta alla Shoah: "Dovrebbe dimettersi"

Che le parole di La Russa su via Rasella «arrivino da un rappresentante delle istituzioni è ancora più grave. Dovrebbe dimettersi», dice senza mezzi termini Edith Bruck, scrittrice sopravvissuta alla Shoah. «Capisco che quando il governo è in difficoltà per ciò che ha promesso e non riesce a realizzare, e quando la destra deve nascondere i suoi continui flop, va bene la distrazione di massa grazie alle esternazioni del Presidente del Senato. Ma le parole di La Russa sono davvero degne della peggior paccottiglia revisionista fascista ed è evidente che è incompatibile con la carica che ricopre, perchè le sue parole gettano vergogna sulle Istituzioni repubblicane», attacca il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni.

"Ho sbagliato a non sottolineare che i tedeschi uccisi in via Rasella fossero soldati nazisti"

E’ a questo punto che il presidente del Senato torna a parlare, per scusarsi: «Ho sbagliato a non sottolineare che i tedeschi uccisi in via Rasella fossero soldati nazisti, ma credevo che fosse ovvio e scontato oltre che notorio. Non so poi se effettivamente è errata la notizia, più volte pubblicata e da me presa per buona, che i riservisti altoatesini inquadrati nella polizia tedesca facessero anche parte della banda militare del corpo», dice La Russa. «Fatte salve le persone che hanno commentato pretestuosamente e in prevenuta malafede, voglio invece scusarmi con chi anche in forza di resoconti imprecisi abbia comunque trovato motivi di sentirsi offeso», aggiunge.

Per poi concludere: «Quel che è certo, è che proprio per evitare polemiche mi sono volutamente astenuto nel dire che sull'azione partigiana di via Rasella molti, anche di sinistra, sono stati assai critici. Mi sono limitato a dire: "non è stata una delle pagine più gloriose della Resistenza partigiana"».

Ma le "scuse" sortiscono l’effetto opposto

Scuse che, però, sortiscono l’effetto opposto e anzi contribuiscono a rinfocolare ulteriormente la polemica: «Ignazio La Russa dovrebbe avere lui la coscienza delle dimissioni da presidente del Senato dopo le sue parole su Via Rasella perchè è palesemente inadeguato al ruolo che ricopre», sentenzia il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo. «Non bastano le scuse. La Russa non può riscrivere La storia negando l’antifascismo, afferma la segretaria del Pd Elly Schlein, secondo cui «governo e maggioranza ogni giorno dicono un’enormità e lo fanno per non rispondere a due domande: qual è lo stato di attuazione del Pnrr? Qual è la verità sulla strage di Cutro?».

Conclude la leader dem: «In questa maggioranza c'è un problema a pronunciare la parola 'antifascistà. Per noi non è un problema». Per la capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, «più che scuse le parole di Ignazio La Russa suonano come una conferma del suo tentativo di erodere credibilità e legittimazione alla lotta partigiana. A noi anzi sembrano proprio una conferma della sua strisciante volontà di riscrivere La storia».

Oggi in edicola

Prima pagina

3 Commenti

Commenta la notizia