Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Bimba morta di stenti, la madre Alessia Pifferi "può essere processata". Nessun problema mentale

Alessia Pifferi

Il primo tentativo di chiedere una perizia psichiatrica è stato respinto. La difesa di Alessia Pifferi, la 37enne in carcere da fine luglio 2022 per aver lasciato morire disidratata la figlia Diana di meno di un anno e mezzo, abbandonandola in casa per sei giorni, potrà, però, riprovarci.

Per ora i giudici hanno soltanto deciso che la donna può affrontare il processo perché ne comprende «le dinamiche», ma potrebbero disporre l’accertamento psichiatrico in merito alla capacità di intendere e volere al momento dei fatti. «È stato giusto non concedere la perizia, per una settimana l'ha abbandonata, non è stato un raptus», ha commentato Viviana Pifferi, sorella dell’imputata che, così come la nonna della piccola, si è costituita parte civile contro di lei, entrambe assistite dal legale Emanuele De Mitri.

«Non ha mai chiesto scusa, nemmeno nelle lettere che ha inviato a me e a mia madre - ha detto la zia di Diana, che anche oggi in aula indossava una maglia con una foto della bimba - non le risponderò mai fino a che non chiederà almeno scusa, io sono contro mia sorella ed è la parte giusta, perché quella che è morta è mia nipote».

L’avvocato Alessia Pontenani, che assiste la 37enne accusata di omicidio volontario anche aggravato dalla premeditazione, stamani ha chiesto una perizia sulla capacità di stare in giudizio in base ad una relazione di una psichiatra di San Vittore dalla quale «si evince un possibile deficit cognitivo». Alessia Pifferi, hanno replicato i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, è una «persona sanissima, talmente sana che ha pensato di scrivere dal carcere tante lettere ai media per parlare della sua vicenda e far parlare di sé».

La Procura ha evidenziato che in nessuna delle relazioni mediche agli atti sono contenuti elementi su problemi mentali della donna. E ha depositato ai giudici «l'audio e il video del primo interrogatorio della sera del 20 luglio in Questura, dove appare come una persona sempre lucida, orientata, capace di descrivere nel dettaglio, senza far trasparire particolari emozioni, poco dopo il ritrovamento del corpo di Diana». Depositate dai pm anche le note chat con messaggi tra la donna, in aula anche oggi, e una «serie di uomini», da cui «si desume che ha vissuto secondo una strategia ben precisa, chiara e lucida, fatta di scelte di vita ben precise».

Lasciò la figlia da sola in casa, tra il 14 e il 20 luglio, per stare, come confessò lei stessa, col compagno (non padre della bimba). Nella relazione del carcere del novembre 2022, ha spiegato il presidente della Corte Ilio Mannucci Pacini, «l'unico elemento è un ipotetico e possibile deficit cognitivo che neanche se fosse accertato potrebbe costituire elemento atto ad escludere la capacità di stare nel processo».

La Corte ha fatto presente, comunque, che in linea teorica la capacità processuale «può sussistere anche se il fatto è stato commesso da persona totalmente incapace di intendere e volere». La difesa ha preannunciato che, all’esito dell’esame dei testimoni (udienze fissate fino a luglio), tra cui due consulenti difensivi su aspetti psicologici e psichiatrici, chiederà la perizia sul vizio di mente. E ha fatto sapere che la donna prende psicofarmaci, è pentita e subisce aggressioni fisiche e verbali in carcere. Tra i consulenti difensivi pure il genetista Marzio Capra, che fece parte del pool della difesa nel caso Yara.

Oggi in edicola

Prima pagina

Ancora nessun commento

Commenta la notizia