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Messina, gli “espropriandi” del Ponte: «Vogliamo essere ascoltati anche noi»

Chi verrà espropriato, ma anche chi è “vicino di casa” dei cantieri. Al contrario di quanto si possa pensare, non tutti dicono “no”. E al contrario di quanto si possa pensare, non per tutti la questione economica è quella prioritaria

«Sarei contraria al Ponte anche se abitassi a Santa Margherita». La signora Mariolina De Domenico è tra le più agguerrite, pronta a fare le barricate, ma giura, il fatto che sia tra i cittadini destinati all’esproprio della propria abitazione e del relativo terreno non è la principale delle motivazioni. «La mia famiglia è sempre stata contraria, mio marito che non c’è più è stato uno storico oppositore, e il motivo è che la città verrebbe devastata, tutto il territorio verrebbe devastato», aggiunge.
La storia del Ponte sullo Stretto è fatta di tante storie, tra cui quelle di chi, inevitabilmente, ha un coinvolgimento diverso, perché direttamente interessato. Chi verrà espropriato, ma anche chi è “vicino di casa” dei cantieri. Al contrario di quanto si possa pensare, non tutti dicono “no”. E al contrario di quanto si possa pensare, non per tutti la questione economica è quella prioritaria. «Mi rendo conto che quando si parla di un’opera di importanza internazionale come il Ponte, quanto io sia legato o meno alla mia abitazione è relativo – dice il signor Giovanni –. In nome del Ponte, al quale sono diventato favorevole, sono disposto a sacrificare la mia casa. Però voglio certezze». Quando gli chiediamo cosa significa essere “diventato” favorevole, risponde: «Significa che inizialmente ero contrario, ma mi sto accorgendo che questa città sta morendo, nemmeno tanto lentamente. E quindi non ci resta che tentare questa strada». E rispetto alle certezze che chiede, «parlo di tempi, che una volta iniziati, i cantieri vengano ultimati. Perdere la casa per nulla mi farebbe inc...re».
Non la pensano così alcuni degli abitanti del residence Torre Faro, uno dei complessi edilizi destinati a sparire, perché è proprio lì dove oggi sorgono deliziose villette a schiera con giardini e pergolati che sorgerà uno dei mega piloni del Ponte. Li incontriamo in casa di Guido Faranda, dalle cui parole trasuda l’amore nei confronti di quel posto, di quei terreni e del Villino Le Rose, storica residenza degli anni ‘20, «dove siamo cresciuti tutti», dice mostrandoci le antiche foto di famiglia in bianco e nero.

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