Nordio a Taormina: "Riforma garantista, a ciascuno il suo ruolo, ma pronti al dialogo con la magistratura"
Dallo scontro al dialogo. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio difende la riforma varata dal Governo contro tutti gli attacchi, auspicando però un confronto costruttivo in particolare con la magistratura, nel rispetto delle prerogative istituzionali di distinzione tra i poteri dello Stato democratico: legislativo, esecutivo e giudiziario. La prima uscita pubblica del Guardasigilli, all’indomani del varo della riforma che tocca numerosi aspetti di carattere giurisdizionale, avviene a Taormina, nell’ambito del festival Taobuk, in cui era da tempo programmato un intervento di Nordio per discutere del suo libro “Giustizia” nel panel intitolato “Giustizia e Libertà”, in omaggio al tema della XIII edizione della manifestazione. L’incontro, introdotto dalla presidente di Taobuk Antonella Ferrarra e moderato dalla giornalista di Adn Kronos Elvira Terranova, è stato però interamente incentrato sul contenuto del disegno di legge, esaminato punto per punto in un serrato botta e risposta. In apertura, l’intervento del neosindaco di Taormina Cateno De Luca, che ha plaudito alla norma abrogativa del reato di abuso d’ufficio ringraziando il ministro e invitandolo in futuro a brindare nella Perla dello jonio alla conversione in legge del Ddl: “Da sindaco – ha sottolineato – ho subito 18 processi, e sono incensurato”. E proprio dalla discussa riforma che riguarda il reato specifico contro la pubblica amministrazione ha preso le mosse l’analisi, non prima di avere ribadito come i lavori di esame del ddl fossero da tempo stati calendarizzati in questi giorni, sottolineando dunque la coincidenza temporale rispetto alla morte di Silvio Berlusconi, estinguendo le accuse di strumentalizzazione politica. Tra le accuse di chi, come l’Anac, ha affermato che la riforma pone l’Italia “fuori dall’Europa”, e il plauso, ad esempio, dell’Anci e di molti sindaci anche di centrosinistra, Nordio ha rimarcato l’esistenza di un “arsenale punitivo composto da 37 norme” in materia di pubblica amministrazione. “Quello che è successo al sindaco di Taormina – ha sottolineato – è accaduto a molti altri. Con una paura che per i sindaci è non della galera, ma della delegittimazione. Ho fatto il Pm per 40 anni - ha aggiunto – Talvolta i pm confondono l’illegittimità di un atto con la reità. L’arsenale graduato parte invece dall’intervento del giudice amministrativo e poi arriva fino al carcere. L’Italia non va in controtendenza e nella nostra relazione c’è una controriserva: se l’Unione Europea chiederà una integrazione saremo pronti ad accoglierla. Ma negli altri Stati europei non c’è la nostra percentuale di amministratori indagati”. E a chi paventa che al posto dell’abuso d’ufficio possa esser contestata la corruzione con gli stessi risultati, Nordio replica in maniera decisa: “Mi rifiuto di pensare che un pm se non c’è un reato cerchi di inserirne un altro. Significherebbe che pensa non al reato, ma al reo”. Sul controverso capitolo delle intercettazioni telefoniche, secondo alcuni un bavaglio alla stampa per altri invece una garanzia, Nordio, ha ribadito questa ultima lettura, sottolineando che si tratta solo di un primo passo, cui ne seguiranno altri, e che in questo caso si è guardato in particolare alla tutela dei terzi estranei, ricordando come già l’attuale normativa ponga precisi divieti di pubblicazione in riferimento ad una pratica, quella delle intercettazioni, “che ci costa 200 milioni di euro l’anno ed è diventata una barbarie”. Nordio tra l’altro ha ricordato che la segretezza della corrispondenza è un diritto di rango costituzionale, garantito dall’art. 15, per tutelare una libertà individuale gravemente messa a rischio da intercettazioni ambientali, trojan o sequestro del telefono cellulare, “che racchiude la vita di una persona”. “La mafia non parla al telefonino” ha ribadito sottolineando anzi come lo Stato impieghi risorse nelle intercettazioni restando invece molto indietro sul fronte tecnologico nel quale le organizzazioni criminali sono invece molto più avanti. Sui limiti all’appellabilità di alcune sentenze, che ha registrato pareri discordanti fra chi ne denuncia l’incostituzionalità e chi invece manifesta favore, Nordio ha ricordato che il diritto di appello è sacrosanto, sottolineando che secondo il principio del favor rei è la condanna a dover esser al di là di ogni ragionevole dubbio, e non l’assoluzione. Ma se un’assoluzione in primo grado diventa condanna in secondo, nel sistema italiano si “perde un grado di giudizio”, a differenza di quello anglosassone dove invece viene ripetuto il processo di primo grado, dove il pm è eletto e “se sbaglia va via” e il verdetto è emesso da una giuria popolare che “può essere ricusata”. L’arresto da parte di un organo in composizione collegiale ha poi una ratio di tutela, nell’affidare una decisione così gravosa non ad una sola persona. Una sorta di “Tribunale del riesame anticipato”, che non interviene quando la persona “è già stata in carcere”, ma prima. Una norma che introduce nuove 250 figure in organico e che prevede anche l’interrogatorio di garanzia per determinate fattispecie. Si rischia di “avvisare” il reo? “No, perché vale solo per alcune fattispecie, non nei casi di flagranza o pericolo di fuga, e applica la presunzione d’innocenza”. Il riformato Traffico d’influenze, poi, è un reato “evanescente”, mentre i presìdi anticorruzione non devono esser affidati solo alla giustizia penale, ma ad un impegno sociale di sensibilizzazione che tocchi anche “le giovani generazioni, convinte che rispettare le regole non è solo etico, ma utile per tutti”. Una riforma che, dunque, per chi l’ha promossa merita “un bel dieci, visto quanto ha fatto innervosire i nostri oppositori”. Un passaggio anche sulla separazione delle carriere: “Non è possibile ora, ma occorrerebbe una riforma costituzionale che comunque fa parte del nostro programma”. In conclusione, un’apertura, non prima di una stoccata: “Il conflitto tra politica e magistratura è iniziato nel 1994, quando l’avviso di garanzia al presidente Berlusconi venne notificato a mezzo stampa durante il G7, mentre l’Italia era sotto gli occhi del mondo”. “Oggi non è più il caso di contrapporsi – ha affermato Nordio – Per 40 anni ho onorato la magistratura e ho considerazione altissima per la sua indipendenza e imparzialità. Spero che migliori il dialogo e già ci stiamo muovendo in tal senso, anche se qualcuno vuole inasprire. Non ce l’ho assolutamente con l’ANM, ma solo con alcune sortite. Spero che si trovi un punto d’incontro, nel rispetto dei ruoli”.